Nella straordinaria affermazione italiana che ha caratterizzato la classifica dei top 100 di Wine Spectator per il 2018, con Sassicaia 2015 al primo posto, Castello di Volpaia 2015 al terzo e tantissime altre etichette tricolori in posizioni rilevanti, c’è spazio anche per un inserimento quasi al termine della graduatoria (99° posto) di un Lambrusco. Si tratta di una conferma dei passi in avanti che sta compiendo questo vino, spesso considerato come la cenerentola dei rossi per il suo passato costellato di successi commerciali ma anche di errori nel posizionamento (fino alla famosa lattina degli anni ‘80..), ma che oggi conquista premi e considerazione da parte della critica. Al tempo stesso, sancisce il prestigio acquisito dell’azienda che lo produce, Cleto Chiarli. Il vino in questione è Riserva del Fondatore, Sorbara 2016, venduto negli Usa a 17 dollari, tra i più economici della classifica.
Anselmo Chiarli, presidente della società, non nasconde la soddisfazione. “Operiamo come gruppo dal 1860, con cinque generazioni che si sono succedute, e negli ultimi vent’anni abbiamo investito proprio con l’idea di riconquistare una reputazione che si era persa. Non siamo più la red cola, siamo di nuovo quel vino che rappresenta la storia e la tradizione del nostro territorio”, spiega a Pambianco Wine&Food. Per arrivare a questo risultato, il gruppo Chiarli ha avviato da vent’anni un progetto fatto di viticoltura, cantina propria e investimenti, conquistando dapprima i “tre bicchieri” e ora entrando nel gotha dei vini mondiali secondo la più autorevole rivista settoriale Usa.
Cleto Chiarli, la cui cantina fondata nel 2002 si trova nel territorio di Castelvetro (Modena), produce circa 900mila bottiglie e punta a quota 1 milione, per un giro d’affari di 4 milioni di euro. Si tratta di una quota minoritaria rispetto ai ricavi complessivi del gruppo, formato da Chiarli 1860, realtà storica modenese da 20 milioni di bottiglie, e da Cantina di Santa Croce sui colli bolognesi, 150 mila bottiglie, per un totale di circa 40 milioni di euro nel 2017 e prospettive in leggero ribasso per l’anno in corso, condizionato dalla scarsa vendemmia del 2017. “Ma Cleto Chiarli continua a crescere”, afferma il presidente.
Certo, operare nel mondo nel Lambrusco è tutt’altro che facile. “Cerchiamo di riqualificarne l’immagine all’estero, ma il 99% del prodotto che esce dall’Italia è un igt dal profilo molto basso e talvolta la competizione si gioca sui centesimi di euro. Questo è deprimente. Noi spesso ci troviamo a vendere a un prezzo quattro volte superiore ai concorrenti, eppure i risultati arrivano. E poi ci sono mercati, come ad esempio gli Usa, dove già esportavamo nel 1946, continuiamo a farlo e presidiamo l’horeca, i nostri vini sono nelle carte dei ristoranti. A livello economico gli Stati Uniti continuano a rappresentare un gioco, ma quel gioco si sta facendo interessante…”.