Il vermouth (o vermut) di Torino è il vermouth per eccellenza. E da oggi si pone come punto di riferimento su scala internazionale per il mondo dei vini fortificati di tradizione. È nato infatti, ed è stato presentato ufficialmente al Vinitaly, il primo consorzio in Italia dedicato al vermouth, che avrà il compito di tutelare l’intera filiera del celebre aperitivo torinese, testimone di tre secoli di storia.
Roberto Bava, già al vertice dell’Istituto del Vermouth di Torino, è il presidente del nuovo Consorzio, costituito a due anni dall’approvazione del decreto che ne riconosceva l’indicazione geografica. L’obiettivo prioritario è la verifica del rispetto dei disciplinari e il monitoraggio sul mercato, evitando rischi di contraffazione.
“Il vermouth di Torino è un’icona della tradizione – afferma Bava – e il Consorzio è stato pensato per riunire e tutelare l’intera filiera: coltivatori e trasformatori di erbe officinali piemontesi, elaboratori e imbottigliatori, aziende con marchi commerciali”. Al momento gli associati sono 16 e si sta cercando di mappare l’effettiva produzione. “Questo mondo – prosegue Bava – è sempre stato un’insalata di categorie. Si tratta di definire le posizioni con le dogane e con il ministero. I prossimi sei mesi serviranno per censire quale produzione le aziende destineranno alla denominazione Vermouth di Torino, perché in alcuni casi il marchio o il nome del prodotto può esser valutato più forte. Chi ha diverse linee definirà strategie diverse, probabilmente”. Nel frattempo la promozione è già partita.
Nonostante la rinascita di questo vino rinforzato e aromatizzato nella mixology e nei consumi tra vintage e mode hipster, secondo il presidente del Consorzio non si può parlare oggi di “fenomeno vermouth” in Italia, mentre il dialogo potrebbe aprirsi con la new wave dei produttori spagnoli, tedeschi e americani.
Giambattista Marchetto