Compie trent’anni il Seminario Tecnico di Masi Agricola, l’evento più importante in ambito strettamente tecnico tra quelli organizzati a Vinitaly, e Veronafiere ha onorato la ricorrenza intervenendo in maniera diretta nell’organizzazione perché, come ha dichiarato il presidente della società fieristica Maurizio Danese: “Il Seminario Masi rappresenta un importante asset di Vinitaly nell’ambito della ricerca tecnico-scientifica applicata al vigneto e alla vinificazione, di cui beneficia tutto il settore e arricchisce e che eleva l’offerta culturale della rassegna. Abbiamo fortemente voluto intervenire in questa degustazione per testimoniare quanto un’azienda può essere utile per lo sviluppo di un territorio come la Valpolicella”.
L’evento, una verticale sotto il segno dell’Amarone con due etichette (Vaio Armaron e Mazzano) e quattro diverse annate (1988, 1995, 1997, 2007), è stata l’occasione per Sandro Boscaini, presidente del gruppo veronese quotato all’Aim, di rimarcare l’importanza della ricerca e della sperimentazione portata da Masi a Vinitaly, ma anche della cultura dell’Amarone della Valpolicella, definito un “grande vino italiano di razza, ed è tale perché non copia da nessun altro vino poiché si propone nei mercati internazionali con l’autorevolezza di un unicum”.
Masi Agricola ha chiuso i primi nove mesi 2017 a circa 45 milioni di ricavi, in linea con l’anno precedente. La società comunicherà i dati del consolidato 2017 nella data del 13 giugno, giorno di convocazione del consiglio di amministrazione per l’approvazione del bilancio. “Il posticipo – afferma l’AD Federico Girotto – è legato alla necessità di adottare i principi contabili internazionali. Oggi Masi è un emittente ad azionariato diffuso, ovvero abbiamo oltre 500 azionisti che possiedono oltre il 5% del capitale: questo comporta una serie di adempimenti, ma sancisce il successo della progressiva apertura al retail del nostro azionariato”. Dalla data dell’ipo, riservata agli investitori istituzionali, Masi Agricola ha utilizzato varie leve, tra cui il Masi Investor Club, per attrarre nuovi azionisti attraverso la fidelizzazione ai valori del brand, riuscendo così ad allargare la base.
Intanto il gruppo comprendente Masi, Bossi Fedrigotti, Serego Alighieri e dal 2016 anche Canevel ha presentato diverse novità a Vinitaly. Proprio Canevel ha portato in fiera uno spumante biologico denominato Campofalco, Valdobbiadene Superiore docg Brut, prodotto da uve del vigneto singolo Monfalcon e primo frutto tangibile dell’aggregazione tra Masi e Canevel, controllata al 60 percento. Le altre novità sono il cru di Soave Classico Colbaraca 2016, il restyling dei classici Levarie Soave Classico 2017, Frescaripa Bardolino Classico 2017, Bonacosta Valpolicella Classico 2016 e, per quanto riguarda la linea Conti Bossi Fedrigotti, Mas’Est Marzemino 2017 e Mas’Est Teroldego 2016.
“Siamo sempre attenti alle opportunità che si possono aprire in Italia, e nelle Venezie in particolare, per concludere eventuali acquisizioni”, afferma l’AD Girotto, “anche se nell’ultimo anno siamo stati più cauti sotto questo versante, un po’ perché ci siamo dedicati alla realizzazione di nuovi prodotti e un po’ perché abbiamo dovuto consolidare l’investimento in Canevel. Operiamo con margini elevati e tali da consentire una buona generazione di cassa, funzionale alle operazioni di M&A. Occorrerà però individuare situazioni che rispettano i parametri fissati: presenza di un brand, livello premium, ubicazione nelle Venezie, complementarietà con la nostra carta vini e, naturalmente, la predisposizione a entrare a far parte di un gruppo”.