I vini di fascia alta arrivano a marginalità tra le più importanti nell’ambito del lusso. Lo evidenzia l’analisi Pambianco dei bilanci 2019, pubblicata sul nuovo numero di Pambianco Magazine Wine&Food, che vede svettare, nella classifica dell’incidenza di ebitda su fatturato, Tenuta San Guido, produttore di Sassicaia, con oltre il 60%, e in termini assoluti il gruppo Antinori, leader di fatturato nella speciale classifica delle aziende premium, con il 45 percento.
Estendendo il campione e osservando la classifica generale, prima che si abbattesse il ciclone Covid-19, il vino italiano era caratterizzato da crescita contenuta (+2%) nella top ten delle aziende e da una marginalità complessiva soddisfacente, misurata in un 13% di incidenza dell’ebitda sul fatturato. Lo studio evidenzia tuttavia un forte distanziamento nelle marginalità tra le aziende di fascia commerciale, ferme all’8%, e quelle dei vini di alta gamma, che raggiungono quota 34%, e non soltanto grazie al risultato monstre di Antinori. Il secondo in graduatoria, Gruppo Santa Margherita, arriva a un 30% di ebitda su fatturato e il terzo, Frescobaldi, a 34 punti percentuali. Ottimi risultati anche per Lunelli (21%) e Masi Agricola (17%), che concludono la top5.
Nella classifica commerciale, l’ebitda margin più significativo è quello di Botter (11%), che ha messo a segno anche il maggior salto in termini di fatturato annuo (+11%). A doppia cifra anche le marginalità di Fratelli Martini (10%) e Zonin 1821 (10%).
I margini più bassi appartengono alle coop del vino, che per loro stessa ragione sociale sono portate a privilegiare il valore destinato ai conferitori e nella top5 fanno segnare mediamente un 4% di ebitda. Nella classifica specifica degli spumanti, invece, si arriva a un 7%; quest’ultima vede una sostanziale staticità dei valori rispetto al 2018 per effetto della battaglia sui prezzi delle bollicine e del calo di alcuni mercati di riferimento, a cominciare dalla Gran Bretagna. E il 2020 promette di essere un anno particolarmente difficile per la spumantistica, confermata dai dati sull’export nei mesi della pandemia: tra marzo e agosto, secondo i dati Istat, si è registrata una flessione del 12% nell’export del comparto.