Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole, si è impegnato a istituire un tavolo per la promozione unica del wine&food italiano all’estero. L’impegno è arrivato a wine2wine, manifestazione organizzata da Veronafiere e Vinitaly, dopo che dalla platea era nuovamente emersa la necessità di presentarsi a livello internazionale con una sola voce e non attraverso manifestazioni spot organizzate da singole regioni, camere di commercio, consorzi e associazioni di produttori senza una visione d’assieme.
“Ed è ovvio – ha affermato il numero uno del Mipaaf – che un buyer cinese, di fronte a decine di interlocutori diversi, pensi che noi italiani siamo poco credibili. Non è cambiato nulla ma non può essere il ministro delle Politiche agricole a farlo, perché la suddivisione della macchina statale richiede che sia necessario convocare anche l’altro ministro”. Il riferimento, in questo caso, era a Luigi Di Maio, a capo del Mise. Tuttavia, per alcune situazioni inerenti il ruolo delle ambasciate italiane, occorre anche coinvolgere il ministero degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. “Lo abbiamo fatto per il turismo e ora proveremo a farlo per il vino. Convocherò i colleghi per capire se c’è davvero la volontà di comunicare il nostro vino con una voce unica”, ha detto Centinaio.
Prima di Centinaio, nella sessione politica moderata da Paolo Del Debbio, erano intervenuti i rappresentanti delle associazioni di categoria. Sandro Boscaini (Federvini) ha evidenziato, commentando i dati in chiaroscuro dell’export italiano, che il vino italiano non può più fare affidamento come un tempo sulla forza della nostra ristorazione all’estero, oggi più fusion e meno controllata da imprenditori italiani. “Dobbiamo fare da soli e deve emergere la riconoscibilità italiana”, ha affermato Boscaini. Ernesto Abbona (Unione Italiana Vini) sostiene una promozione concentrata sui territori vincenti, puntando sul successo continuativo “perché le risorse sono scarse e non devono essere disperse”, affinché facciano da traino alle denominazioni più piccole. Matilde Poggi (Fivi-Federazione italiana vignaioli indipendenti) concorda sulla necessità di promozione univoca del vino italiano, “altrimenti i paesi che fanno massa critica ci surclasseranno perché si presentano in maniera compatta, portando avanti allo stesso modo il grande e il piccolo”. Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere e di Vinitaly, ha a sua volta auspicato l’armonizzazione delle politiche di promozione. “Oggi serve un salto di qualità come a metà degli anni ’80, dove erano forti le bandiere di aggregazione del made in Italy. Dal canto nostro, il nuovo piano industriale prevede un ulteriore sviluppo di Vinitaly sui mercati esteri”.
Al di là delle buone intenzioni, appare evidente che sarà difficile trasformare le parole in fatti, perché la frammentazione della spesa risponde a logiche di conservazione dei potentati locali dalle quali la politica non sembra affatto pronta a smarcarsi e certamente non ne ha la convenienza. Ognuno va per conto suo e sulla promozione internazionale “univoca” siamo sostanzialmente all’anno zero.