Sette anni fa, Massimo Mancini decise di trasformare il proprio grano in pasta per non svilirne la qualità. L’operazione ha portato alla creazione del primo pastificio a controllo totale di filiera, dal campo alla tavola, con ottimi risultati economici. “In questi giorni – afferma il produttore di Monte San Pietrangeli, zona delle Marche famosa soprattutto per le scarpe (il territorio comunale ospita anche la sede di Nero Giardini, ndr) – abbiamo dato il via ai lavori di raddoppio dello stabilimento, la cui capacità produttiva era giunta a saturazione. Allo stesso tempo, siamo passati da 60 a 500 ettari di coltivazioni di grano, tutto trasformato in pasta Mancini”.
Il giro d’affari di Mancini Pastificio Agricolo è cresciuto intanto da 200 mila a 2,5 milioni di euro, ma quel che conta di più è la marginalità misurata in ebitda, che varia tra il 15 e il 20% del giro d’affari, cifra impensabile nel mondo dell’agricoltura. La storia di Mancini dimostra che un futuro in agricoltura è possibile se si investe in brand e reputazione, puntando su una distribuzione selezionata tra ristorazione di qualità e negozi specializzati. Alla base, naturalmente, occorre la qualità del prodotto. “Abbiamo recentemente commissionato uno studio – afferma Mancini – da cui emerge che l’alta qualità incide per una quota inferiore al 5% del mercato complessivo della pasta, con potenzialità di crescita enormi. I miei obiettivi sono di arrivare cinque-sei milioni di euro nei prossimi cinque anni, per oltre mille ettari coltivati. I consumatori della pasta sono sempre più attenti alla qualità e alla trasparenza del prodotto, partendo dalla materia prima. Per noi è un’occasione”.
Gli chef, stellati e non, sono i più importanti ambasciatori della pasta Mancini. La utilizzano tra gli altri Enrico Crippa (Piazza Duomo), Annie Feolde e Riccardo Monco (Enoteca Pinchiorri), Nadia e Giovanni Santini (Dal Pescatore) ovvero tre degli otto ristoranti italiani con il numero massimo di stelle Michelin. A Milano, si può degustare da Bulgari e da Armani, da Ratanà ed Erba Brusca, anche se il miglior cliente di Mancini per quantità acquistate nella ristorazione milanese è Langosteria.
Il case history di pasta Mancini ha già stimolato l’appetito della finanza. “Abbiamo avuto più di qualche offerta per la cessione dell’azienda – svela l’imprenditore marchigiano – ma in questo momento ciò che mi interessa è continuare a crescere per dimensioni e valore. Intanto ho firmato un altro mutuo ipotecario per il raddoppio del pastificio, e pazienza….”