Un patrimonio di 220 ettari posizionati nelle migliori zone produttive dell’Oltradige e della Bassa Atesina, il culto per la valorizzazione delle singole microzone, la centralità del lavoro delle 200 famiglie socie della cantina. “Sono i tre cardini intorno ai quali è cresciuta la nostra cantina e che nel corso di questo nuovo anno dobbiamo continuare a consolidare”, racconta a Pambianco Wine&Food Oscar Lorandi, direttore e, dal 24 novembre scorso, anche presidente di Cantina Girlan.
Nata nel 1923 in un maso storico del XVI secolo grazie all’iniziativa dei primi 23 viticoltori e ormai prossima a celebrare un secolo di storia, Cantina Girlan ha dimostrato “negli ultimi dieci anni una crescita media molto importante sul fatturato, pari a circa il 6-7% all’anno”, sottolinea Lorandi. Sebbene negli ultimi due fiscal year il calo del fatturato sia stato intorno al 10%, portando a quota 10 milioni di euro il risultato del 2020-21, “quest’anno stiamo andando veramente molto bene e penso sia anche merito dei nuovi progetti che abbiamo presentato”, afferma il presidente, prevedendo di superare gli 11,5 milioni.
Annualmente Cantina Girlan produce circa 1.350.000 bottiglie che vengono distribuite per il 75% in Italia e per il 25% all’estero. “Il primo mercato estero di riferimento è per noi la Germania – spiega Lorandi – ma attualmente siamo presenti in quasi 40 Paesi e nel 2022 vogliamo consolidare ulteriormente la nostra presenza internazionale aprendo nuovi mercati”.
In Italia tutti i vini delle quattro linee della cooperativa – Classici, Vigneti, Flora e Solisti – sono destinati sia al mondo horeca che alle enoteche specializzate, due canali che richiedono qualità e soprattutto riconoscibilità. Un approccio ben sintetizzato dal percorso che Cantina Girlan ha intrapreso con il Pinot Noir, vitigno passato dagli iniziali 20 ettari agli attuali 40. “Abbiamo la fortuna di possedere alcune delle microzone dell’Alto Adige più vocate per la coltivazione del Pinot Noir”, racconta Orlandi, annunciando l’intento di rendere Cantina Girlan “sinonimo” di Pinot Noir. “Ottenere grandi Pinot Noir dalle microzone di Girlan, Pinzon e Mazon è una sfida che nel 2022 sarà ancora più centrale”.
L’obiettivo generale, prosegue, “è quello di perseguire la filosofia dell’autenticità e dell’originalità in tutti i nostri vini, con altre varietà internazionali che alleviamo nei nostri vigneti, come Chardonnay, Pinot Bianco e Sauvignon, e con un autoctono come la Schiava. Cinque uve che trovano la massima espressione nel nostro territorio e che rispondono a una forte richiesta proveniente dalla ristorazione medio-alta non soltanto in Italia, ma anche all’estero”.
Se l’off-trade è infatti un canale da non trascurare, l’on-trade la fa da padrone, generando circa il 95% dell’attività e attraendo gli investimenti della cooperativa. “Stiamo puntando molto anche sull’incoming e in futuro – anticipa il presidente – affronteremo delle modifiche a livello strutturale per ampliare l’offerta ricettiva perché abbiamo una forte richiesta”.
Entro due mesi, nel frattempo, prenderà il via il Wine Club Girlan, concepito come un punto vendita dove degustare il vino e proporre visite guidate alla cantina, creando un dialogo aperto con il consumatore finale e raccontando al meglio il territorio.
Una regione, l’Alto Adige, in cui “è difficile parlare di sostenibilità perché siamo un territorio molto compatto, che nel complesso conta circa 5.300 ettari, e per fare un discorso mirato bisogna unirsi e condividere soluzioni. Pertanto – conclude Lorandi – abbiamo la fortuna di avere il Consorzio Vini Alto Adige che, attraverso l’Agenda 2030, sta imboccando con decisione questa strada”.