Alla vigilia di ProWein, la fiera internazionale del vino che si terrà a Düsseldorf da domenica 17 a martedì 19 marzo con circa 1.700 espositori dall’Italia, sono arrivati i dati definitivi dell’export di vino italiano, con elaborazioni Ismea su dati Istat, che indicano un aumento del 3,3% per un valore complessivo di 6,2 miliardi di euro.
Gli Stati Uniti si confermano il mercato d’elezione per l’Italian wine, con acquisti per 1,46 miliardi di euro, davanti alla Germania, che supera di poco quota 1 miliardo, e alla Gran Bretagna che si ferma a 827 milioni. E se la crescita annua per i primi due importatori è uguale, pari al 4%, per Londra la progressione è più contenuta e non arriva al 2% in più. Nella top five, completata da Svizzera e Canada, non si va oltre il +4,8% della confederazione elvetica. Per trovare un aumento a due cifre bisogna scendere al sesto posto e lo mette a segno proprio il nostro storico rivale, la Francia, salendo del 10,1% a 187 milioni di importazione.
La situazione dell’export italiano continua a dipendere sostanzialmente dai primi cinque mercati di destinazione. Messi assieme, valgono 4 miliardi ovvero i due terzi del valore totale esportato. E tra i Paesi in negativo compare anche la tanto attesa Cina, che scende da 130 a 126 milioni di euro.
“È necessario – scrive Unione Italiana Vini in una nota – che le aziende e le associazioni del vino avviino un percorso interno di riorganizzazione e ottimizzazione dell’offerta. Un punto quest’ultimo che, oggi, rappresenta una debolezza per il sistema vitivinicolo del bel Paese”.
A trainare il settore sono ancora una volta gli spumanti, cresciuti dell’11,2% in valore (oltre 1,5 miliardi di euro) e meno del 6% in volume, confermando il trend di aumento del prezzo medio. Il Prosecco domina la classifica e fa ancora da locomotiva, segnando il +15% a valore e il +10% a volume. Le esportazioni dei vini fermi in bottiglia sono invece calate del 5% in volume e rimaste stabili a valore, confermando i 3,8 miliardi di euro del 2017.