Grazie alle vendite nel mercato europeo e in particolare a quelle realizzate in Germania, l’Italia del vino è riuscita a limitare i danni del 2020, chiudendo l’anno con poco meno di 6,3 miliardi di euro derivanti dall’export (-2,2%). È il primo calo dopo una serie favorevole più che decennale, ma si tratta comunque di un risultato superiore a quello messo a segno nel 2018.
Ad affermarlo sono le elaborazioni dell’Osservatorio Qualivita Wine su dati Istat, evidenziando in particolare un aumento quasi insperato, data la situazione, nell’ultimo quarter dell’anno, che si è chiuso con oltre 1,84 miliardi di ricavi contro 1,83 dello stesso periodo 2019. A determinare la riduzione annuale sono stati i due trimestri di mezzo, mentre nel primo trimestre le esportazioni erano andate oltre le migliori previsioni, con un incremento del 5,2 percento.
All’interno dell’Unione Europea, il miglior risultato annuo in termini di crescita riguarda l’Olanda (+17,5%), ma la rivelazione del 2020 è stata senz’altro la Germania, secondo mercato di destinazione dopo gli Usa del vino made in Italy, che ha sfiorato il +4% con una forte spinta nell’ultimo trimestre. In vetta si confermano gli Usa, perdendo però il 5,6% anno su anno. Male la Gran Bretagna, che lascia sul terreno il 6,4%, mentre nella top5 dei mercati compaiono i segni positivi di Svizzera (+0,3%) e Canada (+1,4%). Le perdite più significative riguardano la Francia (-10,7%), il Giappone (-15,6%) e la Cina (-26,5%).
Fra le prime 5 regioni per export vinicolo, tre sono in crescita e due arretrano. Tra le prime compaiono Piemonte (+2,6%), Trentino-Alto Adige (+4,3%) ed Emilia-Romagna (+3,4%), tra le seconde troviamo invece Veneto (-3,3%) e Toscana (-3,2%).