Laurent-Perrier preme l’acceleratore in Italia e mette a segno una crescita in tripla cifra. La filiale italiana, con base a Bologna, della maison francese di Champagne ha archiviato l’esercizio 2021-22 (chiuso lo scorso marzo) registrando ricavi per 14,5 milioni di euro, in aumento del 100% sull’esercizio precedente e pari a circa il 5% del giro d’affari complessivo della cantina. In termini di volumi, il rialzo è stato dell’80% a quota 450mila bottiglie.
Numeri, questi, figli della scommessa fatta da parte del team bolognese che, in un momento in cui l’horeca europeo era in crisi a causa dei molteplici lockdown, ha scelto di incrementare le bottiglie per l’Italia sfruttando la riduzione dei volumi in altri mercati. “E i risultati ci hanno dato ragione – racconta a Pambianco Wine&Food l’AD Luigi Sangermano – perché praticamente tutte le bottiglie sono state vendute, in primis quelle di rosé le cui scorte, raddoppiate a 80mila bottiglie, erano terminate già a novembre 2021. E quest’anno ne stiamo vendendo ancora di più, rafforzando così la nostra leadership di mercato (in termini di Champagne rosé, appunto) nel canale horeca”.
I risultati, va inoltre precisato, sono frutto di un vero e proprio boom in quanto l’andamento del business, anche in tempo di pandemia, non ha mai visto cedimenti. L’esercizio 2019-20 ha infatti chiuso a quota 250 mila bottiglie e 7 milioni di giro d’affari, così come l’anno successivo (chiuso a marzo 2021).
E le vendite sono ancora oggi in crescita. Attualmente, Laurent-Perrier Italia sta registrando un +30% a volume sullo scorso esercizio fiscale e a fine anno, quindi, “potremmo ritenerci bravi e fortunati se chiudiamo con un +20% a volume”. In termini di valore, “ci aspettiamo un fatturato intorno ai 18 milioni di euro circa, ovvero in rialzo circa del 20% sul 2022”.
Oggi Laurent-Perrier Italia importa otto qualità di Champagne e, tra queste, il rosé è la più conosciuta, mentre il Grand Siècle la più prestigiosa. Di queste ultime, “cercheremo di venderne 20mila nell’anno in corso, ovvero oltre il quadruplo rispetto a quanto fatto nel 2014”. Ciò è frutto del lavoro fatto sul posizionamento del brand in questi anni: “lo Champagne – specifica l’AD – deve essere visto come un vino a tutto pasto e in Italia bisogna lavorare sull’alto di gamma. Sono infatti fermamente convinto che la cucina italiana sia la migliore e l’accostamento deve pertanto essere con le qualità più alte di vino”. A rosé e Grand Siècle, si aggiunge La Cuvée che, ad oggi, rappresenta il 60% delle vendite in termini di volumi in Italia, percentuale che si è leggermente ridotta rispetto al 65% di due anni fa complice il lavoro di posizionamento, promozione ed educazione fatto per le altre etichette di alto di gamma.
Oltre al canale horeca, la maison è presente in Italia anche in gdo, con Esselunga, riflesso di una strategia che fin dal primo anno, ovvero il 2014, vuole che “l’azienda sia presente dove le persone consumano il prodotto”. In quest’ottica, “abbiamo sempre fatto molti tasting così da far assaggiare e conoscere il prodotto a più persone possibili”.
A livello geografico, Laurent-Perrier è diffusa in modo capillare in tutta la Penisola, con una forza particolare su Milano e Roma, “che decidono il mercato”, e poi Napoli e Bologna. Spiccano inoltre le vendite, soprattutto dedicate all’asporto, le città del mantovano, bresciano e cremonese. Si aggiunge poi la Puglia che, grazie anche al boom turistico degli ultimi anni, sta dando dei risultati “incredibili”.
“Il mercato, con la pandemia, è cambiato”, prosegue Sangermano. “Ma non in termini di numero di clienti, che per Laurent-Perrier è rimasto pressoché invariato, forti anche del fatto che i nostri clienti b2b sono molto fedeli al brand. Bensì in termini di consumo pro-capite. Per noi, quindi, dal punto di vista numerico, è importante riuscire a convincere la capogruppo a mantenere invariati questi volumi a cui l’Italia si è ormai abituata”. Per i prossimi due anni, pertanto, “cercheremo di mantenere invariate le vendite e di crescere proporzionalmente all’aumento dei prezzi in acquisto, cosa che fino ad oggi non siamo riusciti a fare per non rischiare che il prezzo al consumo fosse troppo alto, a scapito chiaramente della marginalità”.
Per il prossimo triennio, “contiamo di continuare a seguire i nostri clienti attuali e cercheremo di mantenere un prezzo di crescita lieve e costante, nel range del 6-7% per l’alto di gamma, mantenendo La Cuvée sostanzialmente stabile”. A livello di fatturato, “puntiamo a raggiungere quota 20 milioni circa, che per il mercato italiano sono tantissimi”. In termini di volumi, invece, “credo che i prossimi tre anni non potranno essere di continua crescita, quindi mi aspetto di stornare il 10% circa dei volumi”, conclude Sangermano.