A poco più di un anno dal lancio della nuova docg, i risultati dell’Asti Secco appaiono incoraggianti più che soddisfacenti. “Se guardiamo i primi 12 mesi, tre milioni di bottiglie su quasi cento milioni della denominazione sono poche”, precisa il direttore del Consorzio di tutela dell’Asti, Giorgio Bosticco. “È però fondamentale capire il percorso che stiamo facendo. Fino ad ora abbiamo lavorato essenzialmente sulla penetrazione nel mercato Italia, puntando soprattutto alla mescita sul territorio. Si è scelto di partire con gradualità per avvicinare i baristi astigiani e italiani all’Asti secco, soprattutto per l’aperitivo e nei cocktail. E la ristorazione a seguire”.
Le analisi di mercato su Germania e Italia danno un segnale confortante. “Risulta evidente come l’inserimento del Secco – precisa Bosticco – non vada ad erodere quote delle altre denominazioni, ma piuttosto riesca ad ampliare la domanda di spumanti. Ecco che con il 2019 iniziamo a lavorare anche sui mercati esteri con il Secco, rivolgendoci soprattutto all’horeca in quanto risente meno della tendenza al ribasso sui prezzi”.
Sono sfide complesse, se si considera che una recente rilevazione di Nomisma mostrava una contrazione soprattutto in Germania. Quello tedesco è stato per anni il primo mercato per l’Asti, arrivato a punte di 30 milioni di bottiglie; il dato è poi sceso a 20 milioni nel 2011 e oggi siamo a 10 milioni. “La spinta sullo spritz e la crescita nella produzione locale di spumanti aromatici, posizionati su prezzi più bassi, hanno eroso i consumi di Asti”. Si tratta allora di allargare il mercato. “Abbiamo grandi spazi di evoluzione in Usa, dove gli sparkling stanno ancora crescendo – conclude Bosticco – e poi rimane ancora la prateria del sudest asiatico e della Cina, dove ci giocheremo la partita del futuro prossimo”. Non a caso l’evento Moscato Experience lanciato dal Consorzio a fine 2018 ha visto numerosi ospiti dall’Asia.