I vini francesi vanno a picco. Nei primi nove mesi del 2020, secondo i dati dell’osservatorio Oemv ripresi da Wine Meridian, l’export è diminuito del 17% in valore, con una riduzione del prezzo medio pari al 10 percento. Si tratta di una perdita netta di 1,2 miliardi di euro, dovuta in buona parte alla riduzione delle vendite nel mercato Usa, dove la Francia lascia sul terreno oltre un terzo del totale, pari a 430 milioni di euro. Pesano i dazi, che l’amministrazione Trump ha imposto per alcune categorie di vini d’oltralpe. Ma anche lo Champagne, pur essendo stato escluso dall’applicazione dei dazi, è in caduta libera: -20% in volume e -26% in valore.
Le esportazioni francesi sono in calo più o meno ovunque. I mancati introiti rispetto al 2019 riguardano tutti i mercati chiave dei produttori transalpini, dalla Gran Bretagna (144 milioni in meno) già da tempo in diminuzione, alla Germania (54 milioni persi), al Giappone (65,6 milioni in meno). E va malissimo in Cina, dove gli incassi sono diminuiti di quasi 165 milioni.
Questi dati confermano le indicazioni dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentate durante wine2wine a Verona, da cui emerge chiaramente come il calo del commercio internazionale di vino nel corso del 2020, stimato in 10,5 punti percentuali, dipenda soprattutto dal risultato di coloro che sono considerati i punti di riferimento per l’alta gamma ovvero dai francesi, che cedono sei punti e mezzo in più della media. A fine anno, secondo le stime dell’osservatorio, la contrazione del valore delle importazioni mondiali di vino stimata (su base doganale) sarà di oltre 3 miliardi di euro rispetto al 2019, e le mancate vendite della Francia peseranno per 1,7 miliardi, più della metà del totale. La previsione dell’Italia è negativa ma in percentuale più controllata: si parla di un -4,6%, equivalente a una perdita di 300 milioni di euro.
Quali sono le cause della debacle francese? Indubbiamente lo spostamento dei consumi dal fuori casa alle mura domestiche, primo effetto della pandemia, ha colpito le etichette di pregio e quindi i produttori d’oltralpe ne pagano il conto in misura superiore rispetto agli italiani, che hanno un posizionamento considerato medio-premium. Tuttavia, secondo quanto afferma Wine Meridian, la forte concentrazione in poche tipologie di vino (Champagne, Bordeaux, Borgogna) può oggi aver perso parte del suo fascino per i consumatori internazionali, sempre più infedeli e più curiosi, alla ricerca di novità.
“La Francia vitienologica è sempre stata attenta a preservare la sua identità più autentica rispetto alla nostra Italia del vino, sicuramente più camaleontica. Forse però la ‘rigidità’ francese potrebbe oggi iniziare a mostrare alcuni limiti e per questo non ci meraviglieremmo se questa pandemia, tra le varie conseguenze, portasse anche ad un cambiamento delle strategie produttive e promozionali del vino made in France”, ipotizza Wine Meridian.