Se la vendemmia 2015 porta in dote un Amarone eccellente, come annunciato a gran voce da enologi e sommelier in occasione dell’Anteprima dell’annata, evento clou del Consorzio vini della Valpolicella che si è chiuso lunedì a Verona, il mercato offre invece qualche segnale di preoccupazione.
I dati sul 2018 dell’Osservatorio vini della Valpolicella di Nomisma Wine Monitor evidenziano infatti una buona performance sul mercato italiano, dove le vendite hanno fatto segnare un +4% a valore grazie alla crescita su horeca ed enoteche e alla vendita diretta in azienda. Con un giro d’affari complessivo di 334 milioni di euro nel 2018, il “re della Valpolicella” ha chiuso però il 2018 in frenata, con un saldo negativo del 6% che deriva dall’annata povera 2014 (-4,6% l’imbottigliato) e soprattutto dal rallentamento nell’export in alcuni Paesi chiave.
La Germania ha fatto scorte di prodotto nel 2017 (con un exploit di +45%) e ha congelato gli acquisti nel 2018 (-40%). E parallelamente le vendite calano anche in Svizzera (-5%), Canada (-4%) e Svezia (-6%). L’Amarone brinda invece alla Brexit con un +15% a valore nel Regno Unito e anche gli Usa (secondo mercato) chiudono a +3%, mentre Cina e Giappone danno segnali di crescita interessanti ma restano pur sempre Paesi emergenti per il vino veronese più prestigioso.
Nonostante l’export valga il 65% delle vendite per l’Amarone, un invito a non drammatizzare viene da Andrea Sartori, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, con giro d’affari stimato in 600 milioni di euro (oltre la metà dall’Amarone, che nell’annata 2015 conta quasi 14 milioni di bottiglie). “Come gli altri rossi fermi italiani – afferma – dopo anni di crescita l’Amarone ha registrato una difficoltà congiunturale su alcuni mercati maturi. Non siamo preoccupati, ma cogliamo un segnale chiaro rispetto alla necessità di guardare ai mercati oggi poco rilevanti, ma che rappresentano il futuro della denominazione”. L’Asia soprattutto e la Cina in primis, dove un’indagine di Wine Intelligence ha messo in luce un segmento di appassionati di “fine wine” che rappresenta il 12% dei bevitori regolari di vino. E poiché la scelta è legata al prestigio dell’etichetta – a partire dal produttore, dalla regione di origine o dai punteggi della critica – Sartori rimarca l’esigenza di “lavorare sul bilanciamento tra domanda e offerta, per mantenere l’Amarone tra i vini iconici nella fascia premium, puntando soprattutto sul lusso”.
“Il nostro lavoro è concentrato sulla valorizzazione delle eccellenze – sembra fargli eco il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio – perché oggi livellare verso il basso non vale. E l’Amarone rappresenta questa spinta all’eccellenza”. Come già a wine2wine, il ministro è tornato a ribadire anche ad Anteprima Amarone la necessità di un’azione unitaria e congiunta di tutti gli attori sui mercati internazionali, confermando di aver attivato i tavoli annunciati a novembre 2018.
Il nodo centrale del confronto tra il rappresentante del Governo e i produttori del Consorzio a Verona è stato però lo sviluppo di un’offerta attrattiva e vincente per l’enoturismo. Una carta vincente per la Valpolicella, “dove oggi molte potenzialità sono ancora inespresse – ammette Sartori – mentre potremmo attrarre gli ospiti di Verona e del Garda con progetti che portino valore”.
Il ministro Centinaio ha scelto allora l’Anteprima Amarone per annunciare l’imminente approvazione del decreto attuativo per la legge sull’enoturismo, la cui bozza sarà inviata a tutti gli stakeholder in questi giorni, e per anticipare che l’Italia ospiterà nel 2021 il meeting annuale dell’UNWTO, l’organizzazione per il turismo delle Nazioni Unite, con un focus sull’enoturismo. E Verona (con Vinitaly in testa) già si candida.