Joël Robuchon, chef da 32 stelle Michelin nel mondo e con ben 5 ristoranti tristellati all’attivo, è mancato lo scorso 6 agosto. Aveva 73 anni. Scompare dunque uno chef straordinario per risultati e strategia di azione.
Nativo di Poitiers (Francia) e figlio di un minatore, aveva iniziato la carriera nel 1974 al Concorde Lafayette di Parigi per poi passare all’hotel Nikko e successivamente, sempre nella capitale francese, al Le Jamin, dove avrebbe conquistato tre stelle in tre anni. Nel 1990 viene nominato ‘cuoco del secolo’ dalla guida Gault & Millau. Nel 1994 apre il ristorante Joël Robuchon ma l’anno successivo, a soli 50 anni, si ritira dalle cucine per dedicarsi ad altre attività collegate alla ristorazione: diventa personaggio televisivo, scrive libri e soprattutto lancia il format Atelier Robuchon, fondato sulla replicabilità delle sue ricette e diventato una presenza fissa nelle principali città mondiali. Oggi gli Atelier sono presenti a Parigi, Tokyo, Las Vegas, New York, Londra, Hong Kong, Taipei, Macao, Monaco, Bangkok, Shanghai e Montréal.
Qualche mese fa era giunto l’annuncio che Robuchon fosse pronto ad aprire un suo Atelier anche a Milano, annuncio insolitamente dato da Carlo Cracco, in una location suggestiva: all’Arco della Pace, in uno dei due caselli daziari a ridosso di Parco Sempione. Successivamente, contattato da Pambianco Wine&Food, lo staff dello chef francese aveva corretto la comunicazione, sostenendo che si trattava di un progetto e non di un’apertura già definita.
La scomparsa di Robuchon arriva pochi mesi dopo quella di un altro grande chef francese, Paul Bocuse, deceduto a gennaio. Il 2018 ha inoltre visto la tragica fine di un altro divo internazionale della cucina, Anthony Bourdain, mentre alla fine del 2017 era mancato Gualtiero Marchesi, primo italiano a imporsi sulla scena internazionale dell’alta ristorazione.