L’ingresso della produzione cinese nel mercato internazionale del vino avviene a velocità sempre più rapida. Il gigante asiatico è diventato il secondo Paese al mondo per superficie vitata, con circa 800 mila ettari coltivati a vitigno, superando la Francia e puntando ora al sorpasso sulla Spagna, leader assoluta con poco più di un milione di ettari. I dati 2014 sono stati diffusi dall’Oiv, Organizzazione internazionale del vitigno e del vino, ed evidenziano inoltre il forte calo produttivo dell’Italia, -17%, per un totale di 44,7 milioni di ettolitri, superata per quantità dalla Francia che ha invece fatto segnare il +11% e sale a quota 46,7 milioni. La produzione mondiale complessiva è stata pari a 279 milioni di ettolitri, 14 milioni in meno del 2013 (anno record), mentre il consumo ha fatto segnare un calo di 2,4 milioni di ettolitri. Al di fuori dell’Europa, i maggiori produttori sono Stati Uniti (22,3 milioni di ettolitri), Argentina (15,1), Australia (12) e Sudafrica (11,3). Gli Usa dominano la classifica dei consumi mondiali con 30,7 milioni di ettolitri, davanti a Francia e Italia, mentre in Cina il risultato 2014, pari a 15,8 milioni di ettolitri, è in diminuzione di 1,2 milioni sul 2013.
Tornando alla produzione, in Cina i progressi quantitativi per ora non corrispondono affatto a quelli qualitativi. Una conferma in tal senso arriva dal primo operatore cinese nella wine industry, la società pubblica Cofco che controlla Great Wall Wine Company, il cui presidente Ning Gaoning, partecipando recentemente a una conferenza in Svizzera, ha ammesso: “I nostri vini non sono molto buoni”. Per migliorare la propria offerta qualitativa, Cofco ha deciso di investire all’estero rilevando la proprietà della francese Chateau Viaud nel 2011 e della cilena Biscottes nel 2010.