Nella golden age delle bollicine made in Italy, diventate trainanti per l’export dei nostri vini, c’è una denominazione in netta controtendenza. È l’Asti, la cui produzione 2015 (spumante docg) è scesa di 12 milioni di bottiglie, assestandosi a 54 milioni di bottiglie contro 66 milioni del 2014. Al calo produttivo si somma quello delle vendite nei principali mercati di riferimento, che starebbe causando un record di giacenze, circa 400 mila ettolitri di prodotto in cerca di sbocco. “Uno dei problemi – ha spiegato il direttore del Consorzio dell’Asti, Giorgio Bosticco, intervistato dal quotidiano torinese La Stampa – risiede nel fatto che il 60% delle nostre vendite si concentra nei tre mercati che negli ultimi anni, per varie ragioni, hanno maggiormente risentito della crisi, ovvero Russia, Germania e Italia”. Determinante, sul bilancio della bollicina dolce più famosa del mondo, è il crollo delle importazioni russe, che a fine anno dovrebbero fermarsi a 6,5 milioni di bottiglie, meno della metà di quante erano state vendute nel 2014. Si aggiunge, inoltre, la piaga della contraffazione in Ucraina, altro mercato importante (nell’ex Urss è frequente pasteggiare a spumanti dolci, soprattutto nelle grandi occasioni, ndr) dove il “finto Asti” di produzione interna viene venduto anche nei supermercati a prezzi nettamente inferiori (sotto i 3 euro, contro i 9,5 dell’originale). Il Consorzio guarda con fiducia ai mercati in espansione, cominciando dagli Stati Uniti dove si punta al raddoppio dei volumi per poi crescere in Cina e nel sudest asiatico, ma per una vera ripresa occorrerà aspettare la ripresa di Mosca, che era il primo mercato di destinazione con una quota del 20% circa sulla produzione totale. Il 2015 in Russia, dopo un buon avvio (+42% nei primi tre mesi, favoriti dall’iniziale recupero del rublo rispetto ai valori di fine ’14), è dunque virato in profondo rosso, facendo segnare il secondo calo consecutivo dopo il -13% del 2014. Quanto all’Italia, conclude Bosticchio nell’intervista rilasciata a La Stampa, “occorre destagionalizzare il consumo, facendo capire ai clienti che l’Asti non è perfetto solo con il panettone, ma con i dolci e i dessert di tutto l’anno”.