La Cina accende i riflettori sull’importazione di brandy e cognac causando la flessione in Borsa dei principali player europei. Il Paese del Dragone ha infatti annunciato un’indagine antidumping (il dumping, come spiegato da Treccani, è la vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno) sul brandy importato dall’Europa a seguito di una denuncia presentata da China Alcoholic Beverages Association per conto dell’industria nazionale del brandy, si legge su Reuters.
In tutta risposta, i titoli azionari dei principali player europei del settore hanno chiuso la seduta di venerdì, data in cui è stata annunciata l’indagine, in calo. In primis i francesi di Pernod Ricard (-3,5%, con picchi giornalieri arrivati quasi a -6%), per i quali la Cina genera il 10% delle vendite di cui il 50% derivate proprio dal cognac, di Rémy Cointreau (quasi -12%) e di Lvmh (-1,2%, per il quale si ricorda che la divisione wine è marginale sul totale). La Francia, secondo i dati doganali cinesi, rappresenta infatti il 99,8% di tutte le esportazioni di brandy dall’Europa. Si aggiungono poi Diageo (-1,5%) e Campari (quasi -1 per cento). Su quest’ultimo pesa anche il taglio del target price da parte di Deutsche Bank (da 12,6 euro per azione a 11 euro), in vista dei risultati annuali 2023 del prossimo 27 febbraio, come si legge su Teleborsa.
“Siamo certi – ha dichiarato il Bureau National Interprofessionnel du Cognac a Reuters – che i nostri prodotti e le nostre pratiche commerciali siano pienamente conformi alle normative cinesi e internazionali”.
La Commissione Europea sta invece valutando la documentazione ricevuta e interverrà nel quadro dell’indagine qualora venga ritenuto necessario.
“La mossa cinese fa sapere all’Europa che anche la Cina può giocare duro contro il crescente protezionismo nel Vecchio Continente”, ha affermato Shaun Rein, fondatore e AD del China Market Research Group con sede a Shanghai. Secondo lui, infatti, la mossa cinese è una risposta all’indagine sui sussidi pubblici cinesi delle auto elettriche.
“Si tratta di una prima risposta molto mirata, che vuole servire da monito all’Ue affinché proceda con cautela”, ha affermato Max Zenglein, capo economista del Mercator Institute for China Studies con sede a Berlino. “Siamo ancora lontani dall’escalation tra Cina e Australia, ma il Paese del Dragone sta seguendo un modello ben consolidato nell’applicare la pressione economica limitando al tempo stesso i danni alla propria economia”.
“AssoDistil sta investendo da alcuni mesi nel mercato cinese con un progetto di promozione del brandy italiano e proprio in questi giorni cominciamo a registrare i primi segnali di interesse da parte dei consumatori cinesi”, sottolinea il direttore Sandro Cobror. Adesso veniamo a conoscenza, con sconcerto, dell’indagine antidumping che il ministero del Commercio cinese ha avviato su alcune tipologie di prodotti alcolici di provenienza Ue, in particolare proprio i distillati di vino. Sebbene, dalle prime informazioni sembrerebbe che lo scopo dell’indagine sia eminentemente ritorsivo contro analoghe indagini Ue indirizzate verso l’import di motori elettrici dalla Cina, non vi è dubbio che l’iniziativa cinese metta a rischio lo sviluppo del mercato del brandy in quel Paese nonché la propensione all’investimento da parte di quei produttori non ancora presenti in Cina che vedono nel grande Paese asiatico un interessantissimo mercato potenziale di sviluppo sia del brandy che dei distillati in generale”.