Il crowdfunding è un sistema ampiamente sdoganato per finanziare progetti di ristorazione e attività del food. Ad affermarlo è Dario Giudici, ceo di Mamacrowd, piattaforma scelta da Forno Brisa per il suo tentativo concluso con un successo oltre le previsioni. “L’ulteriore prova che nel mondo del finanziamento dal basso non si guardi solo a progetti legati al digitale, ma si sia disposti anche a investire in settori tradizionali, tra cui il food, da sempre è considerato parte fondamentale del made in Italy”, racconta Giudici. L’elenco ormai è nutrito.
Dopo qualche tentativo infruttuoso del passato, Mamacrowd ha piazzato con successo Benvenuto Family Restaurant, catena di ristoranti con famiglie nata a Torino e recentemente entrata anche a Milano: goal minimo 400mila euro, raccolta finale di poco inferiore a 1,2 milioni. Chiusura in positivo anche per My Cooking Box: campagna avviata con 200mila euro di minimo e arrivata a 533mila euro di risultato finale per la società specializzata nei meal kit. Obiettivo superato del 375% per Revoilution, tecnologia miniaturizzata per la produzione d’olio fresco da tavola: si puntava a 80mila euro, ne sono stati raccolti 300mila. Per Eattiamo, food box di selezioni di alimenti made in Italy per il mercato statunitense, si puntava a 100mila euro e il risultato finale è di oltre 223mila.
Ora ci sono due campagne di finanziamento in corso e legate al food. La prima è Orapesce, piattaforma digitale per l’acquisto e la consegna a domicilio di pesce fresco nostrano, pronto per essere cucinato: il goal minimo di 80mila euro è stato ampiamente superato e quando manca poco meno di un mese, si viaggia oltre 261mila euro di adesioni confermate e oltre 321mila di adesioni nominali, con 400mila euro fissati per il nuovo obiettivo. La seconda è Ez Lab, specializzata nella blockchain applicata alla tracciabilità dell’agrifood: è stata lanciata da poco e siamo al 57% del goal minimo di 200mila euro, ma la chiusura è fissata per il 20 aprile.
“L’accelerazione del ricorso al crowdfunding – afferma Giudici – dipende da vari aspetti: innanzitutto si tratta di un’alternativa alle modalità tradizionali di finanziamento alle startup, che spesso trovano ostacoli da parte delle banche. E poi, operando nel retail, ottengono un buon ritorno di visibilità: i soci crowd diventano spesso sostenitori e clienti fidelizzati. Le aziende stanno comprendendo il successo delle iniziative, che saranno destinate a moltiplicarsi”. Infatti, al di là dei casi aperti, stanno aumentando i dossier sulle scrivanie di Mamacrowd con richieste di inserimento in piattaforma.
“I fondatori – aggiunge il ceo di Mamacrowd – non cedono mai la maggioranza, perché sono interessati alla raccolta di capitali e non a vendere l’azienda. È un canale aggiuntivo più che alternativo, in termini di finanziamento, perché nulla vieta che possano entrare anche investitori istituzionali. Il nostro obiettivo è portare, all’attenzione dei privati, delle tipologie di investimenti finora confinate a un pubblico di investitori professionali”.