Dall’Ucraina tornano grano, mais e olio di girasole per un totale di 1,2 miliardi di kg. Il via libera è arrivato venerdì scorso grazie all’accordo raggiunto tra Nazioni Unite, Turchia, Ucraina e Russia per far ripartire i traffici commerciali nei porti del Mar Nero sbloccando, così, l’export degli alimenti rimasti sotto il controllo russo durante l’invasione in Ucraina.
In generale sono circa 22 milioni le tonnellate di derrate bloccate nel Paese, uno dei maggiori esportatori di grano, mais e olio di girasole. L’Ucraina, infatti, secondo quanto riportato da Coldiretti, rappresenta il 10% del commercio mondiale di frumento tenero e il 15% di mais destinato agli allevamenti.
Tra i Paesi deficitari emerge anche l’Italia, che importa il 62% del proprio fabbisogno di grano e il 46% del mais necessario per l’alimentazione del bestiame. Secondo l’associazione dell’agricoltura italiana, l’Ucraina è il secondo fornitore di mais del Belpaese con una cifra che supera di poco il 13 per cento. Inoltre, a causa della critica situazione climatica in atto, l’arrivo di questi alimenti gioca un ruolo fondamentale, poichè la pianura padana, che detiene un terzo della produzione agricola nazionale, è stata duramente colpita dall’attuale periodo di siccità.
Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini l’Italia “è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi dieci anni”. Inoltre, ritiene necessario che il Belpaese investa in nuove tecnologie per aumentare la produzione e le rese dei terreni con “bacini di accumulo delle acque piovane in modo da combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica e sostenere la ricerca pubblica”.