Guardare al futuro con l’obiettivo di esaltare sempre più l’identità dei propri vini. Questo è il mantra che si sta recitando negli ultimi anni in Alto Adige. Un percorso ancora in divenire, come spiega Eduard Bernhard, direttore del Consorzio dei Vini Alto Adige: “La revisione e lo sviluppo delle delimitazioni territoriali della doc (e quindi la cosiddetta zonazione, ndr)per noi ha grande rilevanza, ma è ancora sul tavolo di discussione a livello ministeriale”. Un obiettivo, continua il numero uno del consorzio, che “attraverso l’introduzione di Menzioni Geografiche Aggiuntive nel testo unico della Denominazione, porterà i nostri prodotti in una dimensione più innovativa, perché i nostri vini dovrebbero in futuro essere ancora più radicati nei nostri vigneti”.
Operazione questa che di fatto ridisegnerebbe i tratti dei suoi 5.600 ettari compresi tra i 200 e i mille metri d’altitudine, che accolgono oltre 5.000 viticoltori e 274 cantine con una produzione di circa 40milioni di bottiglie al 98% doc. Per una varietà territoriale che premia i vini bianchi, il 64% del totale, con Pinot grigio e Gewurztraminer sugli scudi, ma che vede in un rosso, il Pinot nero, il suo vessillo contemporaneo.
Ma non solo, perché in una realtà dove la proprietà media non supera l’ettaro di estensione, possono convivere realtà di grandi dimensioni come Cantina Tramin, St. Michael-Eppan, Franz Haas, Kaltern, Manincor, Tenuta Ritterhof, Kurtatsch e St. Pauls, e altre più piccole come Tenuta Pfitscher, Maso Thaler, Baron Longo e Hartmann Donà. Il tutto in un momento storico“che non ci ha ancora fatto superare del tutto gli effetti della pandemia – spiega Bernhard – ma siamo convinti che oggi sia necessario abbandonare i concetti conosciuti per aprirci invece a nuovi paradigmi e a canali di comunicazione e di vendita alternativi all’industria alberghiera e della ristorazione, che più di altre hanno risentito degli effetti della pandemia”.
E il primo passo non può che arrivare dalla vendemmia, che per questo 2021 “nonostante la fioritura tardiva e il tempo in parte imprevedibile, è stata concentrata e complessa: con vini bianchi eleganti e promettenti e vini rossi di carattere e strutturati, pur avendo una raccolta inferiore del 5-10 per cento”. Numeri che però in un qualche modo trovano conforto nella decisione, nell’estate del 2020, “di ridurre la resa massima della doc proprio per evitare il rischio di creare un eccesso di offerta a causa della mancanza di canali di vendita”. Mentre per il futuro prossimo, chiude Bernhard, “siamo diretti verso una sempre maggiore sostenibilità, dalla viticoltura alla bottiglia, e con l’Agenda 2030 l’Alto Adige del vino, ma non solo, ci siamo posti obiettivi concreti e abbiamo definito una precisa tabella di marcia”.