Crescita a due cifre per Illycaffè che archivia il 2021 con un consolidato vicino ai 500 milioni, in aumento del 17,4% rispetto al 2020 e sostanzialmente in linea rispetto al 2019. Anche la redditività è in miglioramento rispetto all’esercizio precedente pur se inferiore al pre-pandemia, con l’ebitda a 61,6 milioni di euro (+16,7% sul 2020 e -11,4% sul 2019) e marginalità al 12,3% dei ricavi (in linea con il 2020, in riduzione rispetto al 13,9% del 2019). L’utile netto, infine, si è attestato a 11,9 milioni, +104,7% sul 2020 ma -28,8% sul 2019. E non sarà facile riguadagnare i livelli pre-crisi, dato che la tempesta perfetta di questo primo quarto di 2022, tra guerra e spinte inflattive fuori controllo, mette a dura prova il new deal della SpA triestina.
Il cda della multinazionale del caffè ha approvato un bilancio consolidato nella sostanza positivo, con ricavi trainati dalla progressiva ripresa nei consumi fuori casa e dai risultati positivi nei canali home, principalmente e-commerce e gdo. “L’Italia (primo mercato, ndr) ha registrato un incremento dei ricavi del 16,7% rispetto al 2020 – riferiscono in una nota da Trieste – e del 2,4% rispetto al 2019, grazie a un buon recupero dell’horeca e alla continua crescita dei canali home”. Anche il resto dell’area Emea è in attivo del 10,1% rispetto al 2020, mentre gli Stati Uniti, fortemente impattati dalla pandemia nel 2020, hanno registrato una crescita del 38,7 per cento. Il mercato asiatico, in crescita del 17,8% rispetto al 2020, ha beneficiato delle ottime performance di Cina e Corea del Sud, in particolare nei canali online.
“I risultati del 2021, con il ritorno ai livelli pre-pandemia dei volumi e un miglioramento del profilo della redditività, rappresentano un solido punto di partenza per affrontare questo anno contraddistinto da un contesto macroeconomico particolarmente sfidante”, commenta Cristina Scocchia, AD di Illycaffè dall’inizio del 2022, che in una delle prime interviste conferma a Pambianco Wine&Food l’obiettivo di “realizzare una crescita oltre le proiezioni del mercato del caffè” per costruire il percorso verso la quotazione.
I precedenti giocano a favore della nuova top manager, almeno nella cosmesi. Dopo aver riportato alla crescita L’Oréal Italia in un contesto economico sfidante, dal 2017 al 2021 ha guidato Kiko sviluppando un piano industriale basato su innovazione di prodotto, trasformazione digitale ed espansione geografica.
Se dunque oggi il contesto di mercato è evidentemente difficile, la strategia che propone per Illycaffè richiama appunto quelle vincenti già applicate.
Cristina Scocchia, quale realtà ha trovato in Illycaffè e quali obiettivi strategici si propone?
Ho trovato un’azienda che rappresenta il meglio del bello e del buono in Italia e nel mondo, un’azienda che mi affascina perché è un’eccellenza italiana riconosciuta non solo da noi, ma anche in 140 Paesi in cui è presente. Il posizionamento del brand è distintivo ed è legato a una qualità superiore sostenibile, che si arricchisce di un profilo etico forte (è stata la prima B-Corp riconosciuta nel mondo caffè) e di un connubio trentennale con il mondo dell’arte. L’esposizione delle tazzine della Art collection ai Giardini della Biennale sintetizza la visione di una qualità superiore, ma sostenibile. Tutto questo individua un punto di partenza molto alto e ci siamo focalizzati su alcuni obiettivi strategici per continuare a crescere.
Come prevede lo sviluppo del nuovo piano industriale?
Mi ha occupato molto nei primi 100 giorni del mio mandato e lo presenterò nei particolari al cda la prossima settimana. Si prevede di aprire un nuovo ciclo di crescita orientata a preparare la quotazione, che per noi è un obiettivo importante. Non è ancora definito il quando e il come, ma tutto muove nella direzione di questo traguardo.
Quali step di crescita?
Vogliamo accelerare sulla crescita profittevole continuando il nostro percorso a livello internazionale. Non dimenticheremo che le nostre radici sono in Italia, il mercato principale sul quale continuare a crescere, ma intendiamo accelerare in Europa – soprattutto in Francia, Spagna e Uk – e puntiamo a raddoppiare negli Usa, già oggi secondo mercato con il 15% delle vendite (circa 80 milioni nel 2021). Le condizioni ci sono: è il mercato più grande per il caffè ed è premium, ma soprattutto gli americani apprezzano la qualità del made in Italy e lo stile di vita italiano, incarnato dal nostro brand.
Dopo due anni difficili, l’horeca rimane il vostro canale privilegiato?
Vogliamo continuare a rafforzare la nostra partnership con i nostri ristoratori e vogliamo investire sul canale, ma parallelamente puntiamo ad accelerare anche nella gdo – in Italia e anche negli Usa – oltre a raddoppiare sull’e-commerce, che oggi vale il 15% del fatturato e ha un ottimo potenziale soprattutto negli States e in Cina. Quello cinese è ancora un mercato piccolo per noi, anche se abbiamo una filiale a Shangai, per cui puntiamo a quadruplicare il nostro giro d’affari dato che la penetrazione del caffè è ancora bassa e porterà da una trasformazione culturale pervasiva.
Tensioni geopolitiche e rincari su materie prime, packaging, energia e logistica. Quanto impattano sul vostro mercato?
Per noi, come tutti, l’impatto della guerra è forte soprattutto perché legato al clima di grande incertezza. E con la guerra si è aggravata la gestione dei costi. La nostra materia prima è il caffè: nel novembre 2020 costava 110 cent di dollaro per libbra, a novembre 2021 era arrivato a 195 cent e a febbraio 2022 ha toccato il picco di 260 cent. A questo si aggiungono i costi quadruplicati dell’energia e dei container, che quando si trovano sono passati da 2700 a 10mila euro per movimentazione.
Come andrete a gestire l’inevitabile impatto sulla redditività?
La pressione sui margini sarà inevitabilmente maggiore rispetto agli anni precedenti. Abbiamo gestito un piccolo aumento dei nostri prezzi nei mesi scorsi, ma ora abbiamo deciso in cda di proteggere la filiera e non trasferire sul prodotto l’incremento dei costi. Prevediamo attenzione a tutte le spese discrezionali e un’accelerazione sulla crescita sia dimensionale che qualitativa dell’azienda. Vogliamo andare ben oltre la crescita stimata del 3,5% per il mercato del caffè.
Attraverso quali linee guida?
Stiamo lavorando a un piano quinquennale di grande impatto economico, ma anche sociale e culturale per l’azienda. Le tre stelle polari sono innovazione (stiamo lavorando a un progetto che andrà a incidere sui processi), digitalizzazione e sostenibilità a tuttotondo, oltre a un mix di resilienza e coraggio. Perché ci vuole coraggio per accelerare quando ci si trova in salita.
Quali prospettive per il retail?
La forte crescita nel 2021 è stata spinta dalla progressiva ripartenza dei consumi fuori casa e l’horeca è essenziale per Illycaffè, ce l’abbiamo nel dna. In questo senso è previsto anche uno sviluppo del network retail, che avverrà soprattutto attraverso il franchising. E un segnale forte verrà da Milano, dove tra poche settimane riapriremo il nostro flagship più importante, quello a Montenapoleone, in occasione della Settimana del Mobile.