Tra scuole chiuse, uffici in smart working e stazioni semideserte, la “botta” del Covid è arrivata anche per il vending. A lungo termine però il comparto dei distributori automatici di bevande e cibo presenta ottime prospettive di recupero perché l’erogazione del servizio in assenza di operatori, l’apertura h24 e il contenimento dei costi comportano indubbi vantaggi rispetto all’horeca tradizionale, senza contare che la probabile uscita dal mercato di tanti operatori del fuori casa potrebbe avvantaggiare le società specializzate nella distribuzione automatica. Alla situazione del comparto è dedicato un servizio pubblicato sul nuovo numero di Pambianco Magazine Wine&Food.
In Italia, il vending poteva contare su 800mila macchine installate, distribuite in tutto il territorio nazionale tra luoghi di lavoro, scuole, ospedali, punti strategici di transito (stazioni, aeroporti etc) e anche in aree attrezzate nei centri urbani, dando lavoro a circa 33mila persone. L’impatto del lockdown è stato rilevante. “Il giro d’affari si è ridotto gradualmente fino ad una perdita del 70% del fatturato registrata nel mese di aprile”, spiega Massimo Trapletti, presidente di Confida (Associazione italiana della distribuzione automatica). Al crollo dei ricavi non si è accompagnata una riduzione dei costi, anzi: “La maggioranza delle pubbliche amministrazioni, tranne qualche raro caso virtuoso, continua a pretendere il pagamento dei canoni concessori e demaniali per le macchine ormai spente da mesi”, lamenta il numero uno dell’associazione.
Intanto le società specializzate hanno messo in atto una diversificazione dell’offerta, inserendo tra i prodotti in vendita anche i dispositivi di protezione individuale quali mascherine, guanti e disinfettanti.
L’associazione ha dato vita a una campagna, chiamata #pausasicura, che si propone come obiettivo di fornire informazioni a clienti e consumatori sul corretto utilizzo del distributore automatico ma anche richiamare l’attenzione sull’impegno degli operatori del settore sui temi di igiene e sicurezza. Nel breve termine, l’obiettivo consiste nel riaccendere le circa 150mila macchine che sono state spente a seguito del lockdown, essendo posizionate in spazi che sono stati chiusi per legge (a cominciare dalle scuole). “In questi luoghi – ribadisce Trapletti – riprenderemo a offrire ai nostri consumatori la loro ‘pausa caffè’ in piena serenità e sicurezza”.