Il colore rosa si abbina sempre più al vino e il Consorzio del Prosecco doc è pronto a giocarsi la partita con la modifica del disciplinare che darebbe così il via alla produzione del Prosecco rosé doc. La proposta è stata presentata all’assemblea dei soci ed è stata approvata. Ora occorrerà attendere l’ok da parte delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, poiché la denominazione di origine controllata riguarda entrambi i territori regionali, e infine del Comitato nazionale vini. La modifica è stata richiesta soltanto per la doc, mentre il Prosecco Superiore di Conegliano e Valdobbiadene non intende entrare in partita.
Il Consorzio con sede a Treviso evidenzia come l’offerta di spumanti rosati non costituisca una novità per le aziende associate, poiché il 57% degli imbottigliatori ne produce già. La differenza è che, con l’attuale disciplinare, quel vino non può essere definito Prosecco. Con la modifica del disciplinare, verrà introdotta una versione rosé che si chiamerà ‘Prosecco spumante rosé millesimato’, caratterizzato dal colore ‘rosa tenue più o meno intenso, brillante’, con ‘spuma persistente’ e con una componente zuccherina da classificare fra quelle di vini ‘brut nature ad extra dry’. Il blend sarà composto in prevalenza da uve Glera con una quota di Pinot nero compresa fra il 10% ed il 15%, con indicazione in etichetta dell’annata e immissione nel mercato dal 1 gennaio successivo alla vendemmia.
Le previsioni di Stefano Zanette, presidente del Consorzio, sono di arrivare a produrre, dopo la vendemmia del 2020, dai 15 ai 20 milioni di bottiglie rosé sui 464 milioni complessivi prodotti nella denominazione Prosecco doc. Una quantità che non faticherebbe a trovare mercato, se si considerano i trend in atto nel mondo dei rosati: negli Usa, come rilevato da Nomisma Wine Monitor, la produzione di vino rosé lo scorso anno ha toccato i 227 milioni di dollari con un aumento dei consumi del 23% e la Francia ha accelerato del 31% con 217 milioni incassati. Proprio l’ingresso del Prosecco rosé nel mercato potrebbe dare la scossa a questo business specifico, considerando che l’Italia incassa l’equivalente di appena 23 milioni di dollari. E considerando anche, come evidenziato da Nomisma, che sono più gli americani che hanno assunto spumante rosato (50% almeno una volta all’anno) rispetto a quelli che si sono orientati sul prosecco (46%), per cui se quest’ultimo esordisse nella versione rosé sarebbe acquistato dal 72% del campione di consumatori italiano, dal 78% di quello americano e addirittura dal 93% degli intervistati britannici.
In attesa di vedere le prime bottiglie di Prosecco rosé, il consorzio ha svelato i dati del 2018, anno che si è chiuso con un +10,7% a livello produttivo e con un +13,4% di incassi per le aziende della denominazione, per un valore complessivo di 2,369 miliardi di euro, grazie alla vendita di 466 milioni di bottiglie. “Il valore – ha affermato Zanette – va preservato nel tempo. Solo con una visione che vada oltre la contingenza, oltre l’oggi, saremo in grado di dargli anche un domani. Non posso non ribadire l’assoluta necessità che ciascuno si faccia carico della responsabilità derivante dall’utilizzo della Denominazione, nei confronti propri e degli altri”.