OpCapita ha ufficializzato l’acquisizione della maggioranza del capitale di Sebeto, il gruppo della ristorazione proprietario dei marchi Rossopomodoro, Rossosapore, Ham Holy Burger e Anema&Cozze. Come anticipato da Pambianco Wine&Food, il fondo londinese di private equity subentra pertanto a Change Capital Partners, che dal 2011 controllava il 70% delle azioni della società. Per OpCapita si tratta del primo investimento in Italia. In precedenza il fondo aveva investito in The Football Pools, operatore di scommesse del Regno Unito, e Merkal Calzados, uno dei principali rivenditori di calzature spagnole.
Il cambiamento di compagine determina inoltre l’ingresso in Sebeto dell’ex AD di Benetton, Marco Airoldi, come vice presidente esecutivo e dell’ex senior partner di Boston Consulting Group ed ex COO di Autogrill, Roberto Colombo, come amministratore delegato. I due manager affiancheranno i fondatori Franco Manna, azionista di minoranza e confermato alla presidenza della società, e Pippo Montella, che gestirà le relazioni con i principali fornitori dell’azienda.
I termini finanziari della transazione non sono stati resi noti.
OpCapita afferma di vedere “significative potenzialità di ulteriore crescita e sviluppo del brand Rossopomodoro”, che ha già all’attivo un’ottantina di ristoranti tra Italia ed estero. In Italia, l’obiettivo è rafforzarne il posizionamento di catena leader nel settore della pizza, facendo leva sul favorevole momento di mercato: “il casual-dining sta infatti crescendo rapidamente, con operatori strutturati e professionali che aumentano progressivamente le proprie quote di mercato”, affermano dal fondo londinese. Intanto all’estero la crescita avverrà anche attraverso la partnership con Eataly, che ha dato luogo anche alla recente apertura a Stoccolma (15 febbraio). In tutto, considerando anche gli altri tre brand di proprietà, Sebeto controlla oltre 140 ristoranti nel mondo. Tra gli ultimi obiettivi centrati sotto la presidenza di Franco Manna spicca il riconoscimento da parte del Comitato dell’Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano quale Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, iniziativa di cui Sebeto è stata tra i principali promotori con la raccolta di due milioni di firme.