“Non ne abbiamo a sufficienza”. Leo Damiani, l’uomo degli sparkling wines di casa Antinori, si trova in una condizione invidiabile per il mondo del vino: quella di chi si muove in un contesto nel quale la domanda supera l’offerta. Il Franciacorta di Marchesi Antinori, prodotto nella tenuta Montenisa, non può andar oltre le 300-350 mila bottiglie l’anno, a seconda della generosità dell’annata. “Avremmo una richiesta aggiuntiva del 20-25% – afferma Damiani – che però non possiamo soddisfare, avendo stabilito a livello strategico che Montenisa produrrà solo quel che ottiene nei suoi 63 ettari di vigneto direttamente gestito. A questo punto o acquisiamo altri vigneti o resteremo su questi volumi, perché non vogliamo comprare uve da conferitori esterni. Il Franciacorta dev’essere un fiore all’occhiello, per una casa che fa grandi vini fermi”.
Ma di comprare nuovi terreni in Franciacorta, a breve termine, non se ne parla. “Ed è un discorso di credibilità – continua Damiani – perché non siamo spumantisti, anche se Antinori ha una lunga storia in quest’ambito: produciamo il metodo classico da più di un secolo, ha sempre rappresentato una chicca e vogliamo mantenere una certa rotta”. Possibilità di ingresso in altre denominazioni, ad esempio l’Alta Langa che sta crescendo molto nella produzione di metodo classico? “No, ci fermiamo con il Franciacorta”, replica secco.
La storia di Antinori in Franciacorta inizia nel Duemila e la commercializzazione del prodotto dal 2002, inizialmente con etichetta Tenuta Montenisa e poi, nel momento in cui la casa ha avuto a disposizione delle basi derivanti dalle vendemmie 2009 e 2011 caratterizzate da una maggior acidità, è stata impressa una svolta allo stile della bollicina metodo classico. “Potendo dare una nuova idea di quello che si poteva fare sul territorio, occorreva comunicare in modo adeguato un cambiamento così importante su un prodotto. E allora, d’accordo con la famiglia Antinori, abbiamo deciso di cambiare nome e packaging, realizzando Marchesi Antinori Montenisa”.
A livello commerciale, il Franciacorta di Antinori è destinato per l’80-85% al mercato interno, in linea con le percentuali complessive della denominazione che a livello internazionale soffre la concorrenza delle bollicine d’oltralpe. Ma per Damiani ciò non costituisce un problema. “Il fatto che non ne abbiamo a sufficienza la dice lunga… se non riusciamo a coprire l’Italia, come potremmo assecondare le richieste degli Stati Uniti, che ogni anno spingono per distribuirlo?”.