Il 2023 è stato un anno record per Salmo Pan, società di Pandino (Cremona) a cui fa capo il marchio di caviale Adamas. Nell’anno appena concluso, la realtà cremonese ha realizzato un fatturato di 4,2 milioni di euro, in crescita del 31% sui 3,2 milioni dell’esercizio precedente. A questo risultato si aggiunge il milione di euro realizzato dalle consociate negli Stati Uniti (Adamas Usa) e in Inghilterra (Caviar and Cocktails).
L’Italia, come raccontato a Pambianco Wine&Food da Sergio Nannini, amministratore e socio al 20% della Salmo Pan, genera il 20% dei ricavi, mentre la quota restante è realizzata all’estero e, in particolare, in America e Giappone. Inoltre “stiamo lavorando per entrare in Arabia Saudita e Corea e, dallo scorso anno, abbiamo un nuovo distributore a Dubai”.
I canali prediletti sono la ristorazione, le gastronomie e pescherie d’alta gamma, a cui si aggiunge la presenza all’interno di Eataly. In termini di vendita diretta, Adamas è attivo con uno shop online in Italia e in Europa, che genera circa 70mila euro di vendite, e con un negozio fisico nella sede di Pandino inaugurato ufficialmente a settembre 2023. Quest’ultimo rientra nella volontà di Salmo Pan di spingere l’ospitalità: “Il nostro allevamento di Pandino – afferma Nannini – si trova a breve distanza da Milano e ciò lo rende una meta interessante per turisti e curiosi del mondo del caviale. Al momento non abbiamo dei pacchetti strutturati per le visite ma è nostra intenzione proporli per permettere alle persone di conoscere il nostro allevamento e laboratorio”.
Portare i consumatori in sede permette all’azienda di informarli sul prodotto caviale e sulla sua filiera, mondo sul quale regna una generale “disinformazione”, e anche di fare branding. Il marchio, infatti, “ha un certo impatto”, afferma Nannini. “Nel caviale c’è molta illegalità e improvvisazione e, nel tempo, avere un brand forte e riconosciuto diventerà importantissimo soprattutto per garantire la ‘verità’ del prodotto”. Una volontà, quella di rafforzare il brand e informare il consumatore, che si rivelerà strategica nell’anno in corso, per il quale le prospettive sembrano essere meno rosee rispetto al precedente. “Il 2024 non andrà bene quanto il 2023”, afferma Nannini. “La domanda di caviale è molto aumentata negli ultimi 15 anni e gli allevatori fanno fatica a recuperare in termini di capacità produttiva. Inoltre, c’è tanto caviale che arriva dalla Cina e anche un canale come l’Horeca potrebbe avere la sua convenienza, in termini di prezzo, a preferirlo a quello italiano. Noi vorremmo ampliarci a livello produttivo e infatti siamo attualmente in trattative per rilevare un allevamento di Udine”, conclude Nannini.