Nel 2017 sono state vendute oltre 500 miliardi di bottiglie di plastica in tutto il mondo. Si tratta di un problema ambientale non indifferente e in buona parte legato al consumo di acqua minerale, con 120 miliardi di litri d’acqua minerale stimati a livello globale per un valore economico di 35 miliardi di dollari. Un consumo a volte necessario, perché l’acqua potabile non è un bene accessibile a tutti. Eppure, se consideriamo la classifica delle nazioni che consumano più acqua minerale pro capite, vediamo svettare l’Italia con 241 litri all’anno, contro una media europea di poco superiore ai 100 litri e una media mondiale inferiore ai 50 litri. E pensare che in Italia, escludendo casi legati a due regioni (Sicilia e Calabria), non esistono situazioni critiche dovute all’erogazione di acqua dalla rete idrica.
I motivi che spingono tanti italiani ad acquistare bottiglie d’acqua sono stati ricostruiti da The European House-Ambrosetti e il Gruppo Celli, leader degli impianti di spillatura e soft drinks recentemente acquisito da Ardian, all’interno di una indagine analitica del settore denominata Splash. Lo studio ha coinvolto un campione significativo di consumatori invitandoli ad esprimere un’opinione sui fattori che costituiscono il valore intrinseco e immateriale dell’acqua: sicurezza, piacevolezza, accessibilità e sostenibilità ambientale.
La presentazione dello studio si terrà stamane a Milano, in un incontro organizzato all’Acquario Civico, denominato “Alla scoperta dell’ingrediente segreto”, al quale parteciperanno lo chef tre stelle Michelin Niko Romito, il ceo di Celli Group Mauro Gallavotti, Ivan Stammelluti di Teh Ambrosetti e Gianni Gurnari, consigliere scientifico di Adam (Associazione degustatori acque minerali)
“Ciò che è emerso dall’analisi delle percezioni, dei dati di fatto e delle tendenze dei consumatori – riporta lo studio di Ambrosetti – è l’incongruenza tra l’opinione dichiarata e il reale comportamento. Infatti, risulta che considerate le diverse filiere di consumo dell’acqua (in bottiglia, di rete, chiosco pubblico) il consumatore attribuisca a quella di rete il valore più alto (grazie ai benefici generati dalla facilità di accesso e dalla sostenibilità ambientale), ma consumi a tutti gli effetti principalmente acqua imbottigliata. Infatti, analizzando i trend storici di consumo, si evince una crescita costante e apparentemente inarrestabile che ha registrato un record di aumento nelle ultime decadi: nel 1980 si consumavano 47 litri pro capite, quantitativo cresciuto di 5 volte in 35 anni.
Ne deriva, dati i consumi interni, che l’Italia sia un Paese caratterizzato da un’importante economia legata alle acque minerali. Sono 130 le fonti e 260 le marche presenti nel territorio nazionale, per un giro d’affari di 2,8 miliardi euro. Il 9% dell’imbottigliato prende la via dell’estero.