Parlando di vino, a Renzo Rosso non piacciono le quantità. “Facciamo 14 mila bottiglie e l’obiettivo non è incrementare la produzione” spiega a Pambianco Wine il fondatore di Diesel e Otb, che tra le colline di Marostica opera come viticoltore nella sua Diesel Farm da cento ettari, di cui soltanto sei coltivati a vigneto e il resto suddiviso tra pascoli, oliveti, frutteti e boschi. “Siamo vocati alla qualità. Abbiamo osservato che lo stesso uvaggio, coltivato a un chilometro da noi, dà origine a un vino totalmente diverso. Ci troviamo in una posizione incredibile, un’autentica biosfera. Il nostro wine maker Roberto Cipresso dice che è una piccola Borgogna”. Dai sei ettari di vigneto, Diesel Farm ricava tre vini principali: Bianco di Rosso (base Chardonnay), Rosso di Rosso (classico taglio bordolese, Merlot e Cabernet Sauvignon) e Nero di Rosso (Pinot nero), a cui si aggiungono poche centinaia di bottiglie tra magnum e una bollicina metodo classico che l’imprenditore originario di Brugine (Padova) degusta perlopiù con gli amici.
Quali investimenti ha in programma per quest’attività?
Si tratta di un piccolo business. Il giro d’affari di Diesel Farm è un milione di euro, il mio negozio più piccolo fattura di più… Ci stiamo mettendo tanta passione e puntiamo a ottenere dal mercato un adeguato riconoscimento alla qualità del prodotto che facciamo. Ora naturalmente stiamo soffrendo, perché i costi sono importanti, ma siamo vicini a essere considerati un top brand. Siamo anche in conversione bio e il nostro sarà il vino da agricoltura biologica più caro al mondo.
Esistono progetti di hotellerie all’interno di Diesel Farm?
Più che costruire un resort, vorremmo organizzare un sistema di accoglienza per consentire alla gente di visitare la proprietà, di passeggiare tra i vigneti e di poter comprendere l’eccellenza dei nostri prodotti. Vorremmo anche costruire una bella cantina.
Come vendete il vino?
Sono io unico venditore dell’azienda! Vado in giro per il mondo con le mie bottiglie e chiedo ai ristoranti che frequento se sono interessati a inserire questo prodotto. Così facendo, stiamo guadagnando spazio nei ristoranti di moda più belli al mondo. Lavorando come stiamo facendo ora, penso che potremo arrivare velocemente a break even.
Lei è anche socio di Ecor-NaturaSì, catena del bio di cui detiene una quota rilevante (pari al 27%, nda). Che programmi ci sono in quest’ambito?
È un business in forte espansione, con una crescita del 21% annuo, che vorremmo potenziare attraverso l’acquisizione di realtà simili in altri Paesi, come abbiamo già fatto in Polonia e Serbia. Stiamo inoltre guardando a piccole realtà italiane da acquisire, ad esempio delle boutique del bio che però vorrei mantenere indipendenti per non creare confusione, e in futuro non escludo di investire in altre aziende del comparto.