Si chiama Unione brand della ristorazione italiana (Ubri) ed è il primo caso di sinergia tra aziende concorrenti del settore, tutte sviluppate sul concetto di brand. Nel periodo più nero per le attività di ristorazione, è nato un gruppo inizialmente composto da 11 soci fondatori, che messi assieme contano 400 locali, occupano 3.300 dipendenti e hanno realizzato nel 2019 un fatturato complessivo di 200 milioni di euro, destinati prima della pandemia e del conseguente lockdown a crescere di altri 50 milioni. Poi è successo quel che è successo e le prospettive sono di forte flessione. Proprio la crisi ha indotto gli undici fondatori ad accelerare la formazione dell’Unione, avviando tavoli operativi di confronto per tematiche come innovazione digitale, acquisti, sviluppo, personale e formazione, operations, internazionalizzazione, locations, finanza e questioni legali, rapporti istituzionali, marketing. La condivisione di conoscenze renderà più efficienti, nelle intenzioni degli associati, i propri modelli di business.
Alla presidenza dell’Unione sale Vincenzo Ferrieri, proprietario e amministratore delegato di CioccolatItaliani, il quale ha esordito con un messaggio molto chiaro indirizzato al governo, alla vigilia della definizione dei protocolli per la riapertura della ristorazione. “Se le misure sono quelle di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni, compresa la distanza interpersonale dei quattro metri, il nostro business non sarà sostenibile. Le perdite potrebbero arrivare all’80% anno su anno. Non sindachiamo sulle misure, che si fondano sulla salute dei clienti e dei nostri collaboratori, ma chiediamo interventi fondamentali per restare in piedi”, ha affermato Ferrieri durante la presentazione della neonata Unione. Nel board, con l’incarico di vicepresidente, compare Antonio Civita di Panino Giusto, il quale ha aggiunto: “Se le condizioni sono quelle ventilate, non ci sarà una vera ripresa e nei prossimi tre mesi rischieremo di perdere più soldi di quanti ne abbiamo già persi finora. Con queste limitazioni, molti locali della mia catena non verranno riaperti”.
Ubri ha stilato un documento di 15 punti che verrà proposto al governo, attraverso il Mise, con l’elenco delle misure urgenti per la salvezza della ristorazione. Le richieste vanno dalla cancellazione delle imposte nazionali e locali alla rateizzazione senza interessi di Ires e Irap, dalla proroga degli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre ai voucher di lavoro temporaneo per 24 mesi, dai contributi a fondo perduto per gli investimenti digital alla regolamentazione dei canoni d’affitto degli immobili commerciali sulla base del fatturato sviluppato.
Oltre a CioccolatItaliani e Panino Giusto, hanno aderito a Ubri le catene Bun, il cui ceo Danilo Gasparrini è stato nominato segretario generale dell’Unione, e poi Panini Durini (con Maria Luisa Castiglioni nel board), Bowls and More (Nico Grammauta), Lievità (Giovanni Grossi), Baunilla (Fabio Ionà), Pescaria (Domingo Iudice), Macha (Tunde Pecsvari), Poke House (Matteo Pichi) e La Piadineria (Lorenzo Vinazzani). Nel frattempo, sono già state accolte 50 richieste di adesione.