Glovo scommette sull’Italia. Nell’anno, infatti, la piattaforma di delivery prevede un investimento di 150 milioni di euro da destinare a tutte le sue linee di business. L’obiettivo, infatti, è ambizioso: “rendere accessibile la città in 15 minuti, con prodotti e servizi disponibili per tutti in breve tempo”, come dichiara la GM Elisa Pagliarani.
“Ad incidere positivamente – afferma la manager – sarà il ruolo di Milano, già quinta città al mondo per numero di ordini”. Negli ultimi 12 mesi, “abbiamo aperto cinque magazzini urbani, incrementando il nostro servizio ‘Glovo Express’, e ampliato la nostra rete di collaborazioni sia nella gdo sia nel retail. Entro l’anno prevediamo di investire in Italia 150 milioni di euro e apriremo a Milano il prossimo Food Corner di ultima generazione”.
Il Food Corner, già inaugurato a Torino il mese scorso, è una sorta di evoluzione della classica dark kitchen (attività già condotta dal player sotto il nome di Cook Room) che consiste in uno spazio condiviso che racchiude al suo interno diverse realtà del mondo della ristorazione e la cui grande novità è l’apertura al pubblico.
Più in generale, Glovo mira a triplicare il valore di transazioni del quick commerce a livello mondiale entro la fine dell’anno corrente, superando un miliardo di euro dagli attuali 300 milioni.
La scorsa settimana, Glovo, insieme a Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, ha presentato i risultati di un’indagine sull’impatto del food delivery e del quick commerce nella città di Milano. Secondo quanto emerso dai risultati, gli intervistati che utilizzano già servizi di delivery si rivolgono maggiormente ad attività legate alla ristorazione (62%), seguita dal grocery (36%) e dal retail (20%).
Le imprese del territorio hanno dimostrato una buona conoscenza e utilizzo di questa modalità di vendita ancor prima dello scoppio della pandemia: il 42% ne faceva uso già dal 2019, il 42% ha dichiarato di aver iniziato ad usarlo nel 2020 e il 12% nel 2021. “L’innovazione tecnologica è diventata un fattore abilitante per l’attività delle imprese del terziario”, ha confermato Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. “Se digitale e negozio fisico erano percepiti come realtà distinte e spesso in contrasto, oggi sono sempre più strumenti complementari e integrati. Il delivery, in particolare, ha avuto un ruolo importante durante la pandemia nel supportare gli esercizi commerciali di vicinato che si sono rivelati una risorsa essenziale per la città”.
Per quanto riguarda l’incidenza dell’utilizzo del delivery sui ricavi delle proprie attività, il 35% dei rispondenti dichiara che il fatturato è notevolmente influenzato dall’utilizzo del delivery (dal 20% in su) e per il 4% degli intervistati il delivery incide per oltre il 50% del fatturato.