Dopo il prologo di Operawine (sabato 14 aprile), con le 107 aziende protagoniste e selezionate come esempio dell’eccellenza italiana nel vino, la 52ª edizione di Vinitaly si è aperta ieri a Verona tra presenze politiche di rilievo e prospettive di ulteriore crescita per il vino italiano, che nel 2017 ha ottenuto il nuovo record storico dell’export con 5,9 miliardi di euro.
Alla vigilia di Vinitaly, l’Italia ha infatti riconquistato – nei primi due mesi del 2018 – la leadership delle esportazioni di vino negli Stati Uniti, dopo aver subìto il sorpasso francese nel 2017 ponendo così fine, almeno temporaneamente, a un dominio storico nel principale mercato mondiale per l’import di vino. A fine febbraio, secondo le elaborazioni Vinitaly-Nomisma Wine Monitor su base doganale, il vino made in Italy è cresciuto in valore del 3,8% contro il +3,4% dei nostri grandi concorrenti, portando l’Italia a quota 243 milioni di euro e la Francia a 227 milioni di euro.
E proprio agli Stati Uniti come principale focus del vino italiano, in un mercato nel quale ci sono aree dove la domanda è fortemente sviluppata (New York, California, Texas e Florida) e altre aree praticamente assenti, è stato dedicato l’appuntamento inaugurale di Vinitaly. La ricerca commissionata da Vinitaly a Nomisma Wine Monitor evidenzia come negli Stati Uniti stiano aumentando i consumi di vino, principalmente grazie ai millennials e ai consumi nelle metropoli, con enormi margini di crescita in prospettiva. Inoltre esistono territori laddove il vino italiano era sostanzialmente assente e che hanno aumentato in maniera esponenziale i consumi negli ultimi dieci anni. È il caso del Minnesota, dove dal 2008 a oggi le importazioni sono aumentate del 277 percento. “I due terzi delle importazioni statunitensi di vino si concentrano in 5 soli Stati, e questo la dice lunga di quanto ancora siano ampi i margini di penetrazione del nostro mercato in questo grande Paese”, ha commentato il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani. “A questo Vinitaly – ha poi aggiunto – attendiamo oltre seimila operatori Usa con un consistente incremento di importatori e distributori oltre che dalla East e West Coast anche dagli Stati interni, come Colorado, Kansas, Missouri e Illinois”. Le operazioni di incoming sono state gestite da Ice su incarico del ministero dello Sviluppo economico.
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “L’approccio al vino negli Usa è decisamente meno ‘integralista’ e più innovativo rispetto a quello del consumatore medio europeo, come dimostra il largo consumo di vino pre-mixato in bottiglia o cocktail a base di vino: tra questi primeggiano i cocktail a base di Prosecco (57% dei consumatori di vino mixato), i Frosé cocktail (42%) e i Bourbon barrel-aged wine (41%)”.
Osservando la geografia del nostro vino negli Usa, lo stato di New York è quello che si dimostra più aperto alle etichette italiane (36%), mentre il vino made in Italy è bevuto da circa un terzo dei californiani (29%) e ancora solo da un abitante su 4 nel Mid West (24%).
“Gli Stati Uniti – ha concluso Maurizio Forte, direttore di Ice New York e coordinatore della rete Usa – assorbono già un quarto del nostro export e cresceranno del 4-5% l’anno nel prossimo quinquennio. I nostri prezzi medi restano tuttavia ancora bassi, nonostante il 94% dei consumatori ritenga che il vino italiano abbia una qualità uguale o superiore a quello francese, tanto che l’88% sarà disposto a pagarlo di più in futuro. Abbiamo quindi dei chiari margini per migliorare la percezione dei nostri vini”. A questo mira il Progetto Vino Usa, sviluppato dall’Agenzia Ice, per colmare questa lacuna elevando il posizionamento e la conoscenza del vino made in Italy, attraverso l’investimento del ministero dello Sviluppo economico in partnership con Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc e Vinitaly.
Alla vigilia di Vinitaly sono stati inoltre consegnati all’italiana Arnaldo Caprai e all’americana Gallo Winery i due premi internazionali istituiti da Veronafiere nel 1996. Quello all’azienda simbolo del Sagrantino di Montefalco, guidata da Marco Caprai, è un riconoscimento alla realtà che ha salvato le barbatelle del Sagrantino dal Convento di Santa Chiara a Montefalco con l’Università di Milano e con la creazione di ‘Cobra’, il vigneto che ne è la più ricca banca dati al mondo, ottenendo l’ingresso nel gotha dell’enologia italiana, a partire dalla Selezione 1993 del Sagrantino pluricelebrata dalle Guide, e in quello internazionale, con il Grecante 2015 inserito da Wine Spectator nella ‘Top 100’.