Se già prima della pandemia il tema dell’enoturismo occupava un ruolo importante all’interno dell’agenda di molti Consorzi del vino in Italia, ora sembra essere diventato strategicamente prioritario. Degustazioni in cantina, soggiorni in strutture immerse nei vigneti, trekking in collina o escursioni in bicicletta, sono tutte attrattività turistiche non più complementari. E non sono più solo i grandi appassionati di vino a bussare alla porta delle cantine, ma un pubblico più vasto, magari meno esperto, ma curioso di vivere un’esperienza a 360 gradi che contempli anche sport, arte e, complessivamente, quella che possiamo definire voglia di benessere.
L’articolo è disponibile nel numero di giugno/luglio 2022 di Pambianco Magazine Wine&Food.
IL TRAINO DELL’E-BIKE
“C’è un turismo di prossimità, esperienziale, l’abbiamo riscoperto durante il periodo del Covid e soprattutto ora, in questa fase” ci spiega ad esempio Gilda Fugazza, presidente del Consorzio Tutela Vino Oltrepò Pavese. Questo triangolo collinare lombardo, che incrocia chi va in Piemonte, Liguria o Emilia, ha sempre rappresentato una meta per molti milanesi vista la sua vicinanza. Un turismo spesso ‘mordi e fuggi’, che tuttora porta un indotto non certo secondario alle casse delle cantine locali, ma che ora sta cambiando. “Stanno nascendo molti agriturismi perché vogliamo fare venire sulle nostre colline turisti che rimangano più giorni, perché chi osserva di persona il lavoro che c’è dietro un vino, poi non se lo dimentica più”.
Il Giro d’Italia, che nel 2021 ha reso omaggio all’Oltrepò Pavese con l’arrivo della sua 18° tappa a Stradella, una delle sue note capitali, ha inoltre contribuito a dare una bella visibilità a queste colline e a far venir voglia magari di scoprirle proprio con la bicicletta. “Stiamo organizzando ormai tanti giri con le e-bike, un tema che abbiamo molto a cuore: sono democratiche, hanno dato la possibilità a chi non era uno sportivo di poter esplorare paesaggi collinari come il nostro”.
Chi punta tanto proprio sulle e-bike è anche il Consorzio del Morellino di Scansano Docg. “Il nostro quasi isolamento del passato ci ha donato un territorio praticamente intatto, che sentiamo il desiderio di continuare a preservare e usare come arma strategica”. A illustrarci le strategie di questo angolo di Maremma toscana è il suo direttore Alessio Durazzi. Crede fortemente nell’enoturismo, tanto da aver posto questo tema al centro di quasi tutte le iniziative intraprese negli ultimi anni, a partire da “Morellino Green”, progetto di mobilità sostenibile che ha portato all’installazione di una serie di stazioni di ricarica per auto elettriche presso alcune cantine. “Ne creeremo di nuove e aggiungeremo anche quelle per ricaricare le bici elettriche”. Anche da queste parti, infatti, le e-bike vengono considerate uno strumento di grande attrattività per i tanti turisti che vogliono coniugare vino e attività sportiva. “Abbiamo un mix di strade sia asfaltate che bianche e anche di single treck, posizionate nella meravigliosa macchia mediterrranea. Ora, con le e-bike, tutto questo è usufruibile per tutti”. All’interno delle attività messe in campo si inserisce anche la creazione del portale Visitmorellino.it: consente di prenotare degustazioni e visite nelle cantine naturalmente, ma anche tante altre attività grazie al coinvolgimento delle Terme di Saturnia, del Parco della Maremma e di altri soggetti. “L’idea è partita dalla consapevolezza che qui ci sono tante attività da fare, ma mancava una regia comune e quindi se il turista non faceva i compiti a casa non poteva usufruire di tutto quello che il territorio è in grado di offrire”.
SERVIZI SU MISURA ALL’INSEGNA DELL’AUTENTICITÀ
Tornando in Lombardia, un altro territorio iconico del vino che ha messo l’enoturismo al centro dei suoi obiettivi è certamente la Franciacorta. “Cerchiamo un turismo di nicchia, fornendo un’offerta sartoriale e improntata al cliente, accolto in piccoli gruppi. Siamo i pionieri di un turismo enogastronomico di alto livello”, afferma Camilla Alberti, che presiede una delle prime strade del vino nate in Italia, costola del Consorzio di tutela locale. Molte le attività presenti in quella che è l’indiscussa capitale del Metodo Classico in Italia, a partire dalla creazione di sei percorsi cicloturistici e altrettanti per il trekking, consultabili anche con un’apposita app. “Ci sono le iniziative tradizionali, a partire da quella più importante, il Festival del Franciacorta in cantina, rimodulato post pandemia su due date, strategia che ha portato ottimi risultati. Rimane il desiderio di voler mappare tutti gli eventi della Franciacorta tutto l’anno: ci stiamo lavorando, dialogando anche con il settore pubblico”. Ma il turista del vino è cambiato? “Molto, prima chi veniva in Franciacorta lo faceva solo per il vino ed era spesso un sommelier o un esperto. Oggi nelle cantine ospitiamo persino addii al nubilato con passeggiate nel vigneto, siamo quasi entrati in competizione con Ibiza”. Più giovani, più digitali, desiderosi di visitare grandi realtà super attrezzate, ma anche piccole cantine. “L’identikit del turista del vino in Franciacorta è cambiato moltissimo negli ultimi dieci anni”, conclude Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Franciacorta. “Ci sono aziende che ormai hanno al loro interno business unit dedicate all’enoturismo, ma anche per le piccole cantine offrire ospitalità casalinga è un valore aggiunto fondamentale e molto ricercato”.
Anche alle pendici dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, dove da anni è in atto una importante valorizzazione della viticoltura che attira investimenti da tutta la Sicilia e non solo, il tema dell’accoglienza è cresciuto di pari passo come importanza. “Oggi il circuito di cantine dove è possibile fare degustazioni e visite è praticamente esploso”, commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Etna Doc. “Dopo le chiusure a causa del Covid, abbiamo assistito ad un rimbalzo delle visite in cantina incredibile, come non avevamo mai visto prima”. La vicinanza con Taormina, meta turistica gettonatissima, e con l’aeroporto di Catania, sono fattori non secondari. Il profilo dell’enoturista etneo? Parla soprattutto americano, è ben disposto a spendere ma, soprattutto, cerca autenticità. “Vuole vivere un’esperienza vera, genuina”, continua Cambria. “Qui i turisti vogliono conoscere le tradizioni, vogliono vedere i muretti a secco, gli impianti ad alberello, assaggiare i cibi della tradizione. Cercano il lusso della semplicità. Vanno via portandosi nel cassetto un’esperienza che rimane per sempre e diventano così i nostri ambasciatori nel mondo”.
IL VALORE DEL PAESAGGIO E DELLE STORIE CHE PUÒ RACCONTARE
Non solo vigneti, ma, ad esempio, anche frutteti e boschi. È uno dei tratti distintivi del Roero, distretto vinicolo piemontese che si è da tempo affrancato dai vicini Barolo e Barbaresco e vuole valorizzare la propria distintività non solo nel bicchiere – nebbiolo e arneis qui acquisiscono sfumature e peculiarità differenti rispetto alle vicine Langhe – ma anche al di fuori. “Con il tempo ci siamo resi conto che chi veniva da noi amava passeggiare sulle nostre colline. Era un turista autenticamente slow”, afferma Francesco Monchiero, Presidente del Consorzio di Tutela del Roero. “Nel 2017, in concomitanza con l’introduzione delle MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive), abbiamo creato i wine tour del Roero: quattro percorsi guidati che si scaricano da un’app e ti accompagnano sul territorio raccontando quello che si incontra all’interno dei nostri cru”. Uno strumento fornito a tutte le strutture ricettive del Roero, poco più di un centinaio, quasi tutti agriturismi con meno di dieci camere. “Il turista che viene in Roero lo potremmo definire colto – specifica Monchiero –. È già preparato, sa quello che vuole e quello che può trovare. E rimane sul territorio sempre di più: ci sono quelli che trascorrono una settimana e quelli che fanno weekend ormai molto lunghi, dal giovedì al martedì”.
Il tema della peculiarità e della valorizzazione in chiave turistica del paesaggio che ospita le vigne è al centro anche del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, soprattutto dopo il riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità Unesco, arrivato nel 2019. “Questo riconoscimento è stato certamente un punto di partenza importante per riorganizzare il territorio in funzione della sua capacità di accoglienza”, ci spiega il suo presidente, Elvira Bortolomiol. “Il restauro e la riconversione in hotel delle case che si trovano in mezzo ai vigneti, e che un tempo venivano utilizzate come ricovero degli attrezzi, va nella direzione di voler far vivere un’esperienza completa tra le nostre colline”. Il desiderio di visitare vigneti con pendenze che arrivano anche al 70%, patria di una viticoltura davvero eroica, come quella che si trova tra Conegliano e Valdobbiadene, è testimoniato anche dai numeri. Qui, nel 2021, quando il Veneto è uscito dalla fascia arancione, le presenze italiane sono cresciute rispetto al periodo pre-pandemia: +27,6% a luglio, +46,7% ad agosto. Ottimi dati anche sul fronte degli stranieri. “La recente pubblicazione della Guida Pocket Lonely Planet dedicata a Treviso e le Colline del Prosecco sarà molto importante, perché presente sugli scaffali di tutto il mondo”. Prossime iniziative per gli enoturisti: Rive Vive, per conoscere da vicino gli scoscesi cru della denominazione, e Conegliano Valdobbiadene Experience.