Il successo del Prosecco fa gola ai produttori australiani, che stanno per lanciare una battaglia contro l’Italia per bypassare l’uso esclusivo del nome della bollicina più bevuta nel mondo.
Secondo quanto riporta la testata australiana The Weekly Times, la questione è sorta nel corso delle discussioni informali preliminari sull’accordo per il libero commercio tra Unione Europea e Australia. Tale accordo mira, come altri agreements portati avanti da Bruxelles, alla tutela delle denominazioni europee e la battaglia potrebbe essere estesa anche ad altri vini che gli australiani producono utilizzando i nomi delle denominazioni italiane quali Dolcetto, Montepulciano, Nero d’Avola e Sangiovese. Ma è sul Prosecco, fenomeno assoluto a livello commerciale, che l’Australia vorrebbe puntare i piedi sia per le opportunità commerciali che si stanno aprendo, sia soprattutto perché già oggi il Prosecco made in Australia origina vendite per 60 milioni di dollari. Il 50% del fatturato dipende dalle produzioni localizzate nella King Valley, situata nella regione nord orientale di Victoria, la prima ad aver importato e piantato la Glera (vitigno che dà origine al Prosecco) all’incirca vent’anni fa.
Gli australiani prevedono una crescita dagli attuali 60 fino a 200 milioni di dollari in pochi anni e puntano a conquistare con il loro Prosecco il mercato britannico, dove già oggi il vero Prosecco italiano ha una quota di mercato pari al 50% delle bollicine totali.
Apparentemente, i tentativi degli australiani parrebbero destinati a fallire, sia per la tutela che l’Europa assicura alle proprie denominazioni sia anche perché la produzione di Prosecco in Italia è consolidata e dal 2009 è ulteriormente protetta con il riconoscimento della territorialità legata all’omonima località della Venezia Giulia e non al nome del vitigno, pratica vietata dalle norme internazionali. Tuttavia, il ministro australiano del Commercio, Steven Ciobo, sembra pronto a sostenere le posizioni dei suoi produttori, che contestano la tutela del Prosecco italiano, ritenendo che quella del 2009 sia stata una manovra abile ma che in realtà il termine Prosecco sia legato al vitigno e non al territorio di origine.