Il 2023 era iniziato a gennaio con l’annuncio di un nuovo naming. La holding cambiava denominazione e diventava Gioia Group. Oggi, a distanza di dodici mesi esatti da quell’annuncio, il gruppo fondato dalla famiglia Ferrieri e partecipato con una quota di minoranza del 40% dal fondo di private equity Mir ha deciso di aggiungere un ulteriore tassello strategico al suo piano di sviluppo, annunciando il debutto sul mercato americano. A fine febbraio, infatti, la compagine societaria si recherà a Miami per tagliare il nastro del primo punto vendita targato Fradiavolo in Usa.
La scelta di fare l’esordio sul mercato a stelle e strisce è quindi ricaduta sulla catena di pizzerie e non sugli altri due brand, vale a dire Cioccolati Italiani e Bun Burgers. Questo perché il management ha ritenuto il prodotto pizza più appetibile da esportare negli Stati Uniti, rispetto a gelati, caffè e hamburger, come specifica Vincenzo Ferrieri, CEO di Gioia Group.
L’imprenditore spiega da subito che la scelta di iniziare l’avventura americana nella capitale della Florida deriva da un’intesa siglata con due imprenditori italiani locali, Fabio Lo Monaco e Giacomo Riorda, a Miami già proprietari del rinomato Doma. I due gestiranno in franchising la pizzeria in un’operazione che è un test pilota per il gruppo, per decidere se poi procedere, in che maniera e dove. Tutto, infatti, dipende dalla performance.
“L’obiettivo con questo primo punto vendita americano è realizzare nei primi dodici mesi un giro di affari di almeno un milione e mezzo di euro”, confida a Pambianco Wine&Food lo stesso Vincenzo Ferrieri. “Sappiamo che quello statunitense è un mercato decisamente competitivo, che comporta un grosso sforzo economico, soprattutto dal punto di vista della logistica, dato che le principali materie prime alimentari le faremo arrivare dall’Italia”. Inoltre, “Fradiavolo propone solo pizza che, per molti americani, è solo un appetizer e non un vero e proprio primo piatto. Riteniamo di avere tutte le carte in regola per modificare questa loro abitudine di consumo, saziarli e fargli capire che il nostro piatto vale un pasto intero. Siamo ottimisti e se, appunto, l’andamento rispetterà le aspettative, proseguiremo puntando su altre metropoli americane che hanno una forte sensibilità nei confronti del cibo made in Italy”.
In attesa di ultimare i preparativi per avviare l’attività negli Usa, Gioia Group prosegue la sua espansione all’estero dove è già presente in otto paesi e dove genera circa un quinto dei suoi ricavi globali. Ricavi che, nel 2023, si sono attestati poco sotto la soglia dei 75 milioni di euro con la previsione, per il 2024, di crescere fino a raggiungere il traguardo di 85 milioni di euro. Numeri forniti dallo stesso CEO del gruppo, il quale, rimanendo sul tema dell’internazionalizzazione delle insegne, ricorda che Cioccolati Italiani in Medio Oriente raddoppierà la sua presenza sia in Bahrein (entro giugno) che in Qatar (nella seconda parte dell’anno), mentre legato a un contesto europeo, il prossimo aprile si apriranno le porte del primo punto vendita in Macedonia.
All’appello manca ancora l’Asia. “Da alcuni anni abbiamo intavolato trattative per fare il nostro ingresso in Cina, lo stesso abbiamo fatto a Singapore e in Giappone, ma senza riuscire a finalizzare i progetti”, fa sapere Ferrieri. “Non sono mercati facili da approcciare perché, in generale, non sussiste una grande apertura a format gastronomici che, di fatto, sono distanti dalla tradizione culinaria locale. Anche un gigante come Starbucks non ha vita semplice in quella zona del mondo. L’Oriente non è quindi un obiettivo, almeno nell’immediato, ma non escludiamo che si possa realizzare qualcosa di concreto, anche se non prima dei prossimi cinque anni”.
Così come non è una priorità l’eventuale ingresso in Borsa. “La quotazione, inutile nasconderlo, affascina molti imprenditori, me compreso”, confessa il numero uno della basket company. “È però un passo che, in questo preciso momento, non consideriamo una necessità. Principalmente per due ragioni: da un lato, possiamo contare su una solidità finanziaria, tanto che non intendiamo modificare la nostra compagine societaria accogliendo eventuali nuovi soci, dall’altro, invece, l’attuale andamento dei mercati è particolarmente volatile e, dunque, non garantisce la necessaria stabilità e serenità”.
Di sicuro c’è però l’intenzione di introdurre un nuovo brand nel portafoglio. “È un’acquisizione che vogliamo portare a compimento entro la fine del 2024”, conclude Ferrieri. “Stiamo valutando due ipotesi, una riguarda un’offerta specializzata sul pollo, l’altra invece sul mondo piadina. Ma potrebbe anche coinvolgere una realtà foodservice che propone una cucina esotica ed etnica. Una sola alla fine la spunterà”.