Il food è tra i primi potenziali beneficiari dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone, in fase di approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo, la cui entrata in vigore è prevista entro la primavera del 2019. Si parla di un’intesa da 20 miliardi di euro, di cui la metà è legata all’agroalimentare.
Gli aspetti chiave dell’accordo, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, sono l’apertura del mercato nipponico all’agroalimentare europeo, con la prospettiva per l’Europa di diventare il primo partner commerciale di Tokyo nel food&beverage, e il completamento dell’apertura del mercato europeo all’industria automobilistica giapponese. Per evitare di danneggiare i produttori giapponesi del food e quelli europei dell’auto, il periodo di transizione previsto sarà piuttosto lungo, tra 7 e 15 anni, prima di arrivare all’apertura completa degli scambi commerciali. Tokyo si è impegnata a riconoscere 205 tra Dop e Igp europee, di cui 44 italiane, e ad azzerare i dazi all’import di alcolici, pasta e formaggi a pasta dura come il Parmigiano Reggiano.
Proprio il Giappone, nei primi tre mesi 2017, è stato uno dei principali motori della crescita italiana nell’export agroalimentare, con un balzo del 38,3% a fronte però di un’incidenza marginale sul business del f&b made in Italy, pari al 2,5% nel nostro export totale. Nel 2016, il comparto più rilevante per le importazioni giapponesi dall’Italia è stato quello del vino, con 151 milioni di euro incassati dalle aziende italiane del settore, davanti a olio (120 milioni) e ortaggi freschi e trasformati (113 milioni). Molto basse invece, nonostante la crescita della gastronomia orientale, le importazioni italiane da Tokyo, per un controvalore di appena 16 milioni di euro.