Fourghetti ha aperto a Milano, ma in cucina non c’è né Bruno Barbieri né uno chef da lui formato per portarne avanti il brand. Il marchio è Fourghetti e la replicabilità del format, basato su un’idea di alta cucina accessibile (prezzo medio sui 45 euro vini esclusi) e realizzata nel rispetto della qualità delle materie prime, è svincolata dal nome importante ma al tempo stesso condizionante di masterchef Barbieri, che resta invece legato al primo locale, a Bologna.
Silvia Belluzzi, proprietaria del brand di ristorazione, per la ‘sua’ Milano ha scelto una location nuova ma al tempo stesso fortemente legata alla vita sportiva della città. Fourghetti ha aperto a Casa Milan, sede del club rossonero in zona Portello, con una formula bistrot e American bar. L’imponente spazio (600 metri) di Cucina Milanello è stato trasformato dall’architetto Elisabetta Salvati in un locale dal sapore sportivo certamente legato ai successi del club oggi allenato da Rino Gattuso, ma aperto ad altri match e ad altri sport. “Questo è il locale dove cenare assistendo alla finale Nba o a una delle prossime partite del mondiali, con menu parzialmente collegati alle nazioni in campo”, spiega l’imprenditrice. In cucina opera lo chef Dario Croci. “Non c’è Barbieri per una logica di impegni personali dello chef”, sottolinea Belluzzi, e a questo punto è probabile che Fourghetti faccia la stessa scelta in prospettiva di nuove aperture.
Il marchio, crasi di four e di spaghetti nell’idea dei quattro spaghi mangiati in compagnia, è stato registrato negli Usa e in Cina proprio per anticipare lo sviluppo internazionale. E se entro l’autunno Silvia Belluzzi preannuncia una terza apertura sempre in Italia, il 2019 segnerà il via dell’espansione internazionale. “Inizieremo sicuramente dagli Stati Uniti. In questo momento ci sono diverse città al vaglio ma siamo concentrati su Miami”.