Le perdite iniziali del food delivery, registrate subito dopo la dichiarazione dell’emergenza sanitaria, dovrebbero essere rapidamente compensate da un incremento degli ordini. Il tempo di permettere agli utenti del servizio di consegna a domicilio di acquisire più fiducia sulla sicurezza alimentare o, in alternativa, di stancarsi di cucinare per riassaporare il gusto della ristorazione in casa propria.
A questo proposito, Fipe e Assodelivery hanno concordato nei giorni scorsi la stesura di un decalogo sulle buone pratiche della consegna a domicilio. Un argomento che sancisce di fatto una logica alleanza tra la federazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio e l’associazione degli operatori del delivery, alla quale fanno capo realtà come Deliveroo (il cui general manager per l’Italia, Matteo Sarzana, è presidente nazionale), Just Eat, Glovo e UberEats.
I punti inseriti nel decalogo sono i seguenti. Innanzitutto, gli operatori devono seguire scrupolosamente le raccomandazioni del ministero della Salute. I ristoratori mettono a disposizione del proprio personale prodotti igienizzanti, assicurandosi del loro utilizzo tutte le volte che ne occorra la necessità e mantenendo la distanza interpersonale di almeno un metro nello svolgimento di tutte le attività. Poi, le aree destinate al ritiro del cibo preparato osservano procedure di pulizia e igienizzazione straordinarie e queste aree devono essere separate dai locali destinati alla preparazione del cibo. Inoltre, il ritiro dei cibi preparati avviene con assenza di contatto diretto e con rispetto della distanza di sicurezza interpersonale. Il cibo preparato viene chiuso in appositi contenitori (o sacchetti) tramite adesivi chiudi-sacchetto, graffette o altro, per assicurarne la massima protezione, riposto immediatamente negli zaini termici o nei contenitori per il trasporto che devono essere mantenuti puliti con prodotti igienizzanti, per assicurare il mantenimento dei requisiti di sicurezza alimentare. La consegna al cliente finale avviene assicurando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’assenza di contatto diretto. Infine, gli operatoi che presentano sintomi simili all’influenza restano a casa.
Il comparto del delivery ha stimato una perdita media nazionale del 20%, dopo aver scontato cali più evidenti alla fine di febbraio in particolare nel milanese. Tuttavia, come emerso durante una riunione svoltasi nei giorni scorsi in Deliveroo tra ristoratori e società di consegna a domicilio, si ipotizza un rapido recupero sulla scia di quanto già osservato a Hong Kong durante i giorni dell’emergenza cinese, quando la curva del servizio di consegna a domicilio era scesa drammaticamente verso il basso nelle prime due settimane, per poi rimbalzare fino a un raddoppio rispetto al periodo pre-emergenza.