Il 2023 del food & beverage italiano si chiude con vendite in crescita, seppur in rallentamento sul 2022, e Roi in miglioramento. È quanto emerge dalle anticipazione del Food Industry Monitor 2023, l’osservatorio sulle performance delle imprese italiane del settore alimentare sviluppato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo in collaborazione con Ceresio Investors che, per l’indagine, ha considerato un campione di 850 aziende, con un fatturato aggregato di 80 miliardi di euro, provenienti da 15 comparti (l’osservatorio completo verrà presentato il prossimo 27 giungo 2024 a Pollenzo).
“Dopo un 2022 eccezionale, con una crescita superiore al 15%, spinta dai rincari delle materie prime e dalla forte crescita dei consumi, anche l’anno appena concluso è stato estremamente positivo”, spiega a Pambianco Wine&Food Carmine Garzia, responsabile scientifico dell’osservatorio. “I primi dati ci indicano un aumento delle vendite per l’industria del food & beverage italiano tra l’8% e il 10% nel 2023”.
Al rallentamento delle vendite, fa da contraltare un lieve miglioramento della redditività. Nel 2022, infatti, nonostante la forte crescita registrata, le aziende hanno riportato un Roi di poco superiore al 7%, quando negli anni migliori superava anche il 10 per cento. “Il dato 2023 sarà in lieve ripresa – precisa Alessandro Santini, head of corporate & investment banking di Ceresio Investors – ma non dobbiamo aspettarci una netta inversione di tendenza perché sui bilanci delle aziende pesano i costi di approvvigionamento e le inefficienze produttive sperimentate per soddisfare i picchi della domanda”. In questo contesto, pertanto, “diventa importate la capacità di crescere per presidiare nicchie di mercato, anche a livello internazionale, in grado di assicurare una maggiore redditività oppure per raggiungere dimensioni tali da assicurare importanti e solide economie di scala”.
Le prospettive per il 2024 “sono comunque positive con stime di crescita per il food & beverage ampiamente superiori a quelle del Pil”, aggiunge Garzia. “Le proiezioni evidenziano dei trend particolarmente positivi per alcuni dei settori tradizionali del made in Italy, come olio, pasta, caffè e naturalmente vino, che cresceranno di oltre il 5 per cento”.