Un parco tematico di 80 mila metri quadrati alle porte di Bologna con 7 mila metri di coltivazioni, 40 fabbriche per la trasformazione del cibo, 25 ristoranti per degustarne i prodotti, una vasta area shopping dove acquistarli, 44 mila pannelli solari per ottenere energia. E poi aule didattiche, spazi multimediali e un centro congressi, tutti dedicati alla cultura del food e all’educazione alimentare.
I numeri di Fico Eataly World, la Fabbrica italiana contadina ideata da Oscar Farinetti e dall’agronomo ed economista Andrea Segrè, sono stati presentati lunedì 12 dicembre all’aula magna di Santa Lucia, nel capoluogo emiliano. Continuano intanto i lavori nell’area Caab,il centro agroalimentare di Bologna dove sorgerà il parco, per rientrare nei termini auspicati dal sindaco Virginio Merola: “Vogliamo inaugurare Fico il prossimo 4 ottobre, giorno di San Petronio, patrono della nostra città” ha detto il primo cittadino bolognese. “A febbraio – ha aggiunto l’AD di Fico Eataly World, Tiziana Primori – saranno avviate le prime venti fabbriche”.
Il progetto ha preso quota grazie alla creazione di un modello di partnership tra pubblico e privato con investimenti effettuati da aziende legate al food, in particolare Coop (tramite le cooperative Alleanza 3.0 e Coop Reno) e da investitori professionali tramite il fondo comune di investimento immobiliare Pai-Parchi agroalimentari italiani gestito da Prelios Sgr. “Gestiamo 32 fondi, ma raramente abbiamo riscontrato tanto interesse da parte degli investitori, che sono per la maggioranza di matrice previdenziale. L’opera avrà un valore di mercato di 130 milioni di euro” ha affermato il direttore generale della società, Andrea Cornetti.
“Fico – promette il patron di Eataly Oscar Farinetti – sarà il più grande luogo al mondo dove celebrare la gastronomia e la biodiversità italiana. Faremo agricoltura vera, su due ettari di terreni rubati al cemento e trasformati in campi. Trasformeremo le materie prime in cibo, lo faremo degustare e lo venderemo. Funzionerà, perché abbiamo tantissima voglia di farlo funzionare, dimostrando che ci può essere un rapporto efficace tra pubblico e privato e anche un trasferimento dell’etica da senso del dovere a senso del piacere”.