Non tutti i record sono uguali. Quello dell’export di vino raggiunto nel 2017, per esempio, è un primato in agrodolce. Secondo un’analisi di Coldiretti, basata sui dati dei primi otto mesi, l’anno dovrebbe essersi chiuso con un balzo del 7% a 6 miliardi di euro, confermando il vino come la prima voce delle esportazioni agroalimentari. In evidenza il grande ritorno della Russia, il cui import dall’Italia sarebbe aumentato del 47%, e un incremento consistente (+25%) della Cina. Le prime tre posizioni dell’export di vini italiani vedono la conferma nell’ordine di Stati Uniti (+6%), Germania (+3%) e Regno Unito (+8%).
A preoccupare non sono solo le premesse per il 2018, che sarà inevitabilmente condizionato dal crollo della raccolta di uve nell’ultima stagione, dalla quale ci si attende un calo di oltre il 25% del numero di bottiglie prodotte. Nel 2017, infatti, l’Italia è cresciuta meno della concorrenza e in particolare della Francia, subendo anche il sorpasso nel suo ormai storico mercato di riferimento, gli Usa. A livello di prezzo medio, inoltre, quello del vino italiano resta fermo a 2,17 euro/litro contro i 5,92 euro dei francesi, che mettono a segno un balzo del 4,6% nei primi dieci mesi dell’anno scorso. A segnalarlo è l’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies, realizzato in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor, che stima un valore complessivo dell’export leggermente inferiore a quello di Coldiretti (5,9 miliardi contro 6) ed evidenzia come i competitor dell’Italia abbiano in alcuni casi doppiato la nostra performance. A fronte di una domanda cresciuta in valore di circa il 10% nei principali mercati extra Ue, i produttori italiani non tengono il passo di Francia, Spagna, Australia e Nuova Zelanda e limitano la crescita al +5,7% contro il +10-12% di francesi e australiani, mentre gli spagnoli progrediscono del 9,5% e i neozelandesi dell’8 percento.
Per l’Osservatorio Paesi terzi è più lontano il traguardo posto 2 anni fa dall’ex premier, Matteo Renzi e dal ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, di 7,5 miliardi di export entro il 2020. Secondo i calcoli, infatti, servirebbe una crescita media annua del 9% circa.