La crescita dell’export vinicolo rallenta per effetto dell’andamento negativo dei vini fermi, che vanificano in parte il boom della spumantistica. Nei primi sette mesi, secondo l’elaborazione di Ismea basata sui dati Istat, il valore complessivo delle esportazioni ha superato i 3 miliardi di euro, +1,1% rispetto al 2015, ma nei primi tre mesi il confronto anno su anno evidenziava un progresso superiore (+3%).
“Cresciamo poco e meno dell’anno scorso. Non siamo preoccupati, ma nemmeno entusiasti” afferma il presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, precisando che i prodotti a denominazione mostrano risultati superiori alla media nazionale, con un balzo dell’8% a valore e del 4,5% a volume, e che ancora una volta la performance delle bollicine è il vero (e forse unico) motivo per cui l’export continua a progredire. Gli spumanti italiani trainano le vendite con un valore di 517 milioni di euro (+26%) e 1,3 milioni di ettolitri (+20%) nel periodo gennaio/luglio. Il top performer è il Prosecco, con un incremento del 33% a valore (456 milioni di euro) e del 24% a volume (1,2 milioni di ettolitri), rappresentando all’incirca il 90% dell’export nazionale di spumante.
Bollicine a parte, le buone notizie riguardano soprattutto la ripresa a doppia cifra in due mercati molto diversi: la promettente (e inespressa) Cina, con un fatturato all’export di 54 milioni di euro per una crescita del 10%, e la decadente Russia, che ha ripreso la marcia dopo due anni disastrosi con un +11% nel periodo considerato per un controvalore di 35,4 milioni di euro. Gli Stati Uniti restano il primo mercato di destinazione dell’Italian wine, con vendite per 771 milioni di euro e un incremento di valore pari all’1 percento. Cresce lentamente la Gran Bretagna, +2,2%, per un giro d’affari di oltre 400 milioni nei sette mesi considerati. In evidenza, tra i mercati europei, Paesi Bassi (+6,2%) e Austria (+5%).
“I prossimi mesi saranno decisivi per definire valori precisi delle nostre esportazioni. Al momento, con una proiezione dei dati disponibili, stimiamo che potremmo chiudere il 2016 raggiungendo i 5,5 miliardi di euro” conclude Rallo.