Per il vino italiano, l’obiettivo dei 5,5 miliardi di export a fine 2015 sarebbe a portata di mano. Lo afferma Ismea, sulla base dei dati Istat dei primi otto mesi, che evidenziano un incremento del 6% rispetto al 2014, portando gli introiti del settore a 3,39 miliardi di euro. Non tutte le tipologie crescono allo stesso modo. A trainare il settore, compensando il calo dei vini sfusi, è il boom dello spumante, con un quantitativo che sfiora gli 1,6 milioni di ettolitri esportati (+16%) per un corrispettivo di 556 milioni di euro (+18%). Il picco della crescita viene raggiunto, come prevedibile, dalle bollicine Dop, che comprendono il Prosecco e che mettono a segno una progressione del 30% a volume e anche a valore. Dallo studio Ismea, l’ultimo del 2015 dedicato alle tendenze del vino, emerge l’impennata delle importazioni da parte della Cina, +60% nei primi nove mesi, che però premia altri Paesi produttori (in particolare l’Australia) e in minor quota l’Italia, ferma alla quinta posizione dell’import cinese con il 5% del fatturato complessivo. Tra i principali esportatori di vini si rafforza la leadership francese, con 3,6 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno (+7,4%), davanti all’Italia che nel periodo considerato cresceva del 6,5% a 2,54 miliardi e alla Spagna che con un progresso del 5% arrivava a 1,23 miliardi. Crescono tutti a due cifre, invece, i grandi produttori extra Ue: +17,7% per il Cile, quarto esportatore mondiale, +32,6% per gli Stati Uniti, +19,4% l’Australia, +20,8% la Nuova Zelanda, +24,2% l’Argentina e +11,6% il Sudafrica.