Anche quest’anno saranno dodici mesi di soddisfazioni per la Franciacorta. Questo è in sintesi il pensiero di Giuseppe Salvioni, amministratore delegato del Consorzio, a Milano Wine Week per la presentazione del libro ‘Le origini del Franciacorta nel Rinascimento italiano’.
“Per il 2019 ci aspettiamo una crescita del 4% in volumi, con l’Italia a +2% e l’export a +8%, dove tutti i nostri mercati di riferimento, Giappone, Svizzera, Usa, Germania e Belgio, sono stati positivi”. Una crescita, ha continuato Salvioni, “che in valore ha registrato il +2% su volumi”. Mentre per quel che riguarda l’annata in produzione, “abbiamo terminato la vendemmia delle uve bianche e stiamo stiamo per raccogliere le uve rosse”, aggiungendo che, “sarà un raccolto che possiamo indicare medio-basso per quantità e medio-alto per qualità, ma per quest’ultimo aspetto la verità ce la dirà più avanti il mosto”.
Dunque un buon modo per celebrare la nuova iniziativa che ha visto la luce ieri nel calendario della settimana milanese del vino. Una pubblicazione che non ha fini commerciali, infatti non finirà in libreria, ma esclusivamente divulgativi al punto che, fatto salvo per la versione cartacea in edizione limitata, il testo sarà disponibile in free download sul sito franciacorta.net e dal prossimo anno anche scaricabile in podcast. L’opera è stata scritta da Gabriele Archetti e introdotta da Andrea Grignaffini ed è un viaggio a ritroso verso le origini del più celebre dei vini lombardi arrivando a svelare, come ha spiegato Silvano Brescianini, presidente del Consorzio: “Le testimonianze, in particolare del Gallo e del Conforti, che datano al 500 il ‘brindar Mordace’ in uso nelle nobili famiglie bresciane, ma dallo stesso testo apprendiamo quanto fosse rilevante la produzione di vino in età longobarda”.
Ma non solo, perché grazie ad un recentissimo studio sul catasto napoleonico, è stato possibile ricostruire per ogni comune della Franciacorta le colture presenti al 1809. Un lavoro di ricerca durato due anni che ha scoperto l’esistenza di quasi mille ettari destinati in varia forma alla viticoltura. Segno tangibile di una tradizione che per longevità nulla ha da invidiare alle bollicine della Champagne.
Fabio Gibellino