Il 2018 è stato un anno di forte crescita per Eataly in termini di fatturato, grazie anche alle nuove aperture (tra cui spicca quella di Los Angeles), ma l’ultima riga del conto economico non rispecchia l’andamento degli incassi. A fronte di un consolidato di 532 milioni di euro, tale da determinare un incremento del 14% rispetto al 2017, l’ebitda adjusted è risultato in calo del 16% a poco più di 21 milioni e il risultato operativo è diventato negativo per 5,3 milioni, determinando una perdita totale di 17,1 milioni contro l’utile di 1 milione ottenuto nel precedente esercizio. I conti della società fondata da Oscar Farinetti sono stati pubblicati da Milano Finanza, che ha attribuito il risultato all’incidenza negativa di svalutazioni e ammortamenti.
Eataly fattura tanto ma ha costi troppo elevati: nel 2018, a fronte di 532 milioni di ricavi, la società ha speso quasi 545 milioni di euro. Si aggiunga che gli ammortamenti e gli accantonamenti sono balzati, anno su anno, da 20,7 a 26,4 milioni. Milano Finanza riporta inoltre che i debiti con il sistema bancario sono aumentati a 96,3 milioni di euro dopo che la società ha ottenuto nuove linee di credito per 21,65 milioni da Banco Bpm, Ubi, Unicredit, Citibank, Mediocredito, Bnl-Bnp, Intesa Sanpaolo, Danske Bankl e Banca Abc. Il patrimonio netto è intanto sceso da 65,37 a 50,92 milioni.
A questo punto, la quotazione in Borsa per Eataly appare più lontana. Il CEO Andrea Guerra ha recentemente affermato che il listing “rimane la via maestra, ma al momento non siamo in grado di fornire una data”. Le attenzioni della società sono rivolte alle nuove aperture, a cominciare da Toronto in Canada che è programmata per ottobre, mentre nel 2020 dovrebbe essere la volta di Dallas e Londra. Inoltre, prima di arrivare alla Borsa, Eataly dovrà sistemare i propri conti. Secondo quanto emerge dai documenti della società, si lavora “all’ottimizzazione dei costi d’acquisto, attraverso la revisione dei contratti in ottica globale”, al “miglioramento dei processi di gestione degli stock”; alla “riduzione dei costi di negozio” e alla “razionalizzazione della logistica”.
Nel frattempo è possibile, secondo quanto annunciato in aprile da Giovanni Tamburi (socio al 20% di Eataly attraverso Tamburi Investment Partners), che possano entrare nel capitale nuovi soci come fondi, banche o investitori privati, per un ulteriore apporto di capitali.