Un 2023 ‘bipolare’: buon inizio di stagione, con l’autunno che ha poi rallentato la crescita. Nel frattempo, il vermouth di Torino festeggia l’importante riconoscimento della sua Igp negli Stati Uniti, che vuol dire più tutela del prodotto. E (si spera) più business.
Un anno strano per il vermouth questo 2023 appena concluso. La stagione ha sorriso alla categoria, ma la mimica facciale ha poi assunto una connotazione meno allegra con l’inizio dell’autunno. Però una valida ragione per festeggiare c’è. Anche se, a essere franchi, si brinda non tanto a risultati economici, quanto al raggiungimento di un traguardo istituzionale da cui si spera e auspica possa scaturire un conseguente riscontro in termini di business. A fine ottobre, infatti, il Consorzio del Vermouth di Torino (che raggruppa 35 aziende produttrici di questo vino aromatizzato Igp), dopo oltre tre anni di intenso lavoro, ha finalmente ottenuto il riconoscimento del marchio di certificazione da parte dello United States Patent e Trademark Office, che di fatto tutela l’aperitivo sabaudo. Lo scudo protettivo è stato allestito in un mercato, quello appunto a stelle e strisce, storicamente strategico per il vermouth di Torino (e in generale di tutta la categoria) che in questo Paese genera circa la metà del suo fatturato. “Questa tutela internazionale – spiega a Pambianco Wine&Food Roberto Bava, presidente del Consorzio del Vermouth di Torino – permette di evitare un uso improprio del marchio Vermouth di Torino e, da adesso, a chi dovesse agire in maniera scorretta, potrà essere impedita la vendita dei prodotti non conformi negli Usa”.
La notizia della certificazione negli Stati Uniti ha fatto molto piacere a Toso. L’azienda con sede a Cossano Belbo (Cn) conta proprio sul mercato americano per fare crescere le vendite all’estero del suo Vermouth Gamondi. “Con Stati Uniti e Canada abbiamo avviato importanti trattative per dare impulso al nostro export”, conferma l’AD Gianfranco Toso. “Oggi i volumi oltreconfine generano un quinto dei nostri ricavi, i quali globalmente sono stati pari a 3,5 milioni di euro nel 2022, ma è una quota destinata a crescere considerando gli investimenti che abbiamo sostenuto su mercati mirati”.
Liscio o mixato
Nel frattempo, si guarda a livello domestico, dove Gamondi ha nella mixology il suo principale alleato, senza però disdegnare l’opzione ‘parallela’. “Spesso il vermouth in purezza viene associato a un modo di bere tipico dalle generazioni precedenti”, spiega Toso. “Grazie però a prodotti sempre più qualitativi, il consumatore si avvicinerà gradualmente al consumo liscio. Per favorire questa soluzione, il food pairing potrebbe essere una possibilità interessante”. Per esempio, “funzionano bene gli abbinamenti a base di dolci e formaggi. La verità è che le erbe aromatiche del prodotto sposano molti cibi e, ogni chef, può dare una sua interpretazione dell’accostamento, in modo che si valorizzi sia il piatto che il vermouth stesso”, conclude Toso.
Il bere miscelato rimane il punto di forza del vermouth, ma la soluzione liscia è destinata dunque a recuperare terreno. Ne sono convinti anche in Sagna. La società piemontese di distribuzione di bevande alcoliche, da sempre attenta alle tendenze del mercato, si è assicurata la commercializzazione di un premium brand come Antica Torino, particolarmente versatile a livello di gusto. “È un marchio che fa dell’equilibrio dei sapori e una certa gentilezza all’assaggio i suoi punti di forza”, afferma Leonardo Sagna, direttore generale dell’azienda di famiglia giunta alla quarta generazione. “La referenza Vermouth Rosso, per esempio, è ideale a ogni tipo di assaggio: perfetta da assaporare liscia e on the rocks durante l’aperitivo, ma altrettanto adatta in mixology dove, a nostro avviso, tutto ruota sul bilanciamento sensoriale più che alcolico, senza per questo togliere a un drink, come può essere il Negroni, il suo tipico carattere netto, deciso e persistente”.
Comunicare di più, meglio e siglare partnership
Liscio o miscelato, la questione è finalmente aperta per la gioia di avventori che hanno più opzioni di consumo, ma soprattutto piace a bar, ristoranti e aziende produttrici per fare lievitare le rispettive vendite. Serve però galvanizzare il rapporto tra questi anelli della filiera, favorendo la conoscenza diretta del prodotto per poi scegliere come berlo. “Attività come masterclass e degustazioni sono sempre molto importanti e tendono a fidelizzare sia i punti di consumo che gli avventori finali”, assicura Lorenzo Monge, brand manager di Bordiga 1888, produttore storico di vermouth che ha avviato la sua attività 135 anni fa, mantenendo la sua sede storica a Cuneo. “A livello aziendale, oltre a essere iscritti al Consorzio del Vermouth, collaboriamo con importanti realtà nazionali come Slow food e Golosaria i cui valori etici e morali sono gli stessi nostri. Stiamo inoltre iniziando una partnership anche con Abi e Aibes nell’ottica di divulgare sempre di più i concetti di bere bene e in modo responsabile”. L’azienda ha poi reso noto che quest’anno punterà a superare le 70mila bottiglie in commercio, con la previsione di mettere a segno una crescita del 20% rispetto al 2022, quando in termini di giro di affari le vendite hanno registrato poco più di 500 mila euro, valore questo che comprende anche la voce export che vale il 40% delle vendite totali.
I numeri del vermouth
Il vermouth, comunque sia, è pronto a conquistare i banconi dei cocktail bar e le tavole dei ristoranti in giro per il mondo. Le previsioni ipotizzano un incremento dei consumi, galvanizzata, in primis, da un forte interesse delle nuove generazioni verso tutto ciò che è il mondo dei vini fortificati e aromatizzati, soprattutto quando poi si tratta di miscelarli per ottenere cocktail. In prima fila troviamo quindi i millenials, come sottolinea uno studio di settore realizzato dalla società americana Market Date Forecast, che, ponendo la lente sulle vendite di vermouth a livello mondiale, prospetta che la categoria nel 2023 segnerà un giro di affari di 11,9 miliardi di dollari (circa 10,8 miliardi di euro), per poi avanzare e raggiungere, nel 2028, un valore di 16,8 miliardi di dollari, con Cagr pari al +5,8 per cento. Seppure di crescita si parlerà nel 2023, le perplessità non sono del tutto dissolte. “Il sentiment che ho potuto percepire è che, al rientro dalle vacanze estive, il mercato abbia rallentato la sua avanzata”, sostiene a tale proposito Fulvio Piccinino, tra i massimi esperti italiani di distillati e liquori e autore di libri sul mondo spirits, tra i quali ‘Il vermouth di Torino’ (Ed. Graphot), “È però vero che, a inizio di quest’anno, si è registrata una partenza a razzo con gli italiani che, sentendosi finalmente fuori dalla pandemia, hanno moltiplicato le loro spese di consumo. Le aziende hanno risposto adeguatamente, favorendo l’innovazione dell’offerta. Basti pensare che oggi stanno emergendo i vermouth prodotti con vino rosso, i quali, fino a cinque anni fa, erano un’assoluta rarità e che offrono nuove esperienze organolettiche, come quelle intense al profumo di frutta rossa, in generale molto apprezzata dai consumatori”.
Venendo all’andamento in Italia, l’anno in corso è partito sotto buoni auspici, anche se si è poi fatta sentire l’inflazione. Stando ai dati raccolti da Circana per il canale grossisti e relativi all’anno terminante luglio 2023, la categoria (allargata a quelli degli apertivi) ha segnato un incremento di fatturato pari al 14,3% (per un totale superiore ai 202 milioni di euro), al quale però non ha coinciso un’analoga performance dei volumi cresciuti in maniera inferiore (+5,6%), a conferma di un generale rialzo del prezzo delle bottiglie di vermouth. Situazione che ha raffreddato le aspettative sull’intero anno, atteso in ogni caso al rialzo. “Per quanto concerne il vermouth di Torino – riprende Bava -, la previsione è archiviare il 2023 con un aumento del 10% a volume, nonostante un attuale contesto economico non semplice”. Inoltre, “non dimentichiamo che il 2022 è stato fortunatamente esuberante, non sarà quindi facile replicarlo in termini di performance. Tra i fattori sui quali contiamo c’è il desiderio consolidato di consumare bevande a bassa gradazione alcolica, trend che giova alla nostra categoria di prodotto”.