L’identikit dell’azienda su cui investire? “Opera in un business attrattivo e in crescita, è guidata da un imprenditore intelligente, presenta dei vantaggi competitivi su cui far leva e una spiccata propensione ai mercati internazionali”. Parola di Pierluca Antolini, managing director di Idea Taste of Italy gestito da Idea Capital Funds, che ha come mission la partecipazione in società dell’agroalimentare italiano. Il fondo creato dal gruppo De Agostini ha messo a segno, a maggio, la sua prima acquisizione con il 70% della catena La Piadineria, catena di ristorazione con 20 milioni di ricavi nel 2014, e si appresta a effettuare due nuove operazioni che, secondo i programmi del management, dovrebbero essere annunciate entro la prima metà del 2016. “In Italia – sottolinea Antonini – esiste un patrimonio straordinario di aziende del food che propongono prodotti di qualità, ma sono incapaci di imporsi nei grandi mercati mondiali. L’ingresso di un fondo di private equity, con operazioni di minoranza o di maggioranza, può offrire opportunità legate non soltanto alle risorse finanziarie, ma anche alla disciplina necessaria per affrontare le sfide dell’export”.
Come sta performando La Piadineria?
Siamo molto soddisfatti dei primi risultati. Abbiamo acquistato, trasformandoli in gestione diretta, due franchising che si erano rivelati estremamente profittevoli. Inoltre, stiamo accelerando l’apertura di nuovi punti vendita: il 2015 è stato caratterizzato da 21 opening contro una media di 10 degli anni precedenti e proiettiamo un numero superiore per il biennio 2016-17. Le strategie consistono nell’apertura di negozi diretti all’interno dei centri commerciali e di franchising o diretti nei “fronte strada”, con l’obiettivo di rafforzare il peso dei dos rispetto ai franchising.
Siete interessati al mondo del vino?
C’è una riluttanza di base, da parte dei fondi di private equity, sugli investimenti in aziende vitivinicole, motivata dall’impegno finanziario che richiede un mondo caratterizzato da asset ingenti (terreni, cantine, sedi storiche) e dalla difficoltà di ottenere realizzi in un arco temporale di 3-5 anni, che è quello mediamente coperto dal fondo. Esistono però dei modelli non caratteristici a cui guardiamo con più interesse, dalle società di imbottigliamento che non dispongono di proprietà fondiarie a quelle miste, che alla produzione diretta uniscono una parte di commercializzazione. Un altro modello possibile consiste nell’ingresso in società dove proprietà dei terreni sia stata scorporata da quella strettamente produttiva.
Quest’estate era emersa l’indiscrezione su un vostro possibile ingresso nel capitale di Botter, decima azienda vinicola italiana per fatturato. Conferma o smentita?
C’è stato e c’è tuttora un interesse verso Botter, che è una delle realtà più interessanti del settore wine e con un modello di business molto efficace. Con loro abbiamo contatti avviati.
Quali altri prodotti state focalizzando?
Siamo interessati non solo ai prodotti destinati al consumatore finale ma anche a quelli per l’industria. Nel cosiddetto b2b l’Italia esprime realtà eccellenti spesso sconosciute ai più, dalla produzione di macchinari al packaging fino all’ingredientistica, che presentano forti potenzialità, data anche la tendenza in atto relativa alla sostituzione di prodotti di sintesi chimica con quelli naturali. Siamo anche attenti alle società che operano nell’ambito salutistico, per esempio il mondo del gluten free, ma non intendiamo investire in “mode alimentari” bensì in tendenze di fondo che siano destinate a durare nel tempo.
A quando la prossima acquisizione?
Ne completeremo una o due entro i prossimi sei mesi. Preferiamo non anticipare in quali ambiti, perché il settore agroalimentare è abbastanza in auge e ci sono fondi generalisti che iniziano ad approcciarlo. Non vorremmo dover subire ingerenze indebite.
A che punto siete con il fundraising?
Avevamo fissato un budget di 200 milioni di euro. Con la raccolta a oggi, tra investitori istituzionali e non, siamo arrivati a quota 175, di cui 11 milioni già investiti, perciò disponiamo di cassa in abbondanza.