Il nuovo Dpcm è atteso entro giovedì e probabilmente determinerà una nuova stretta per le attività fuori casa. I ristoranti, dopo aver già dovuto rinunciare al turno serale, potrebbero essere costretti a una chiusura totale, con garanzia di continuazione solo per chi effettua servizio di take away o delivery. Lo stesso è già accaduto o sta per accadere in diversi Paesi europei. In Francia lo stop è in vigore da venerdì 31 ottobre, in Germania inizia domani, mercoledì 4 novembre.
Il ritardo nelle decisioni (inizialmente attese per domenica sera) e le previsioni di ulteriori restrizioni hanno già convinto diversi ristoranti, soprattutto quelli in zone più isolate, a non riaprire per tutta la settimana, tenendo uno spiraglio solo per il fine settimana, quando c’è più possibilità di riempire la sala. Di fatto, buona parte della ristorazione italiana si sta già organizzando per gestire il nuovo stop. Al momento, possono invece continuare a svolgere il servizio serale quei ristoranti che operano all’interno degli hotel, per i quali però le sensazioni sono di un calo delle presenze legate alla riduzione già in atto degli spostamenti. E anche le politiche di incentivo da parte degli hotel che dispongono di un ristorante interno ben avviato, con l’offerta di promozioni al massimo ribasso per occupare le stanze, parrebbero aver determinato scarsi risultati.
Nel frattempo, sono tornate le code per la spesa in molte città, soprattutto quelle considerate a rischio zona rossa. A questo proposito, Coldiretti evidenzia come a essere maggiormente richiesti siano i prodotti di base della dieta alimentare come frutta e verdura ma anche pasta, riso, uova, farina, zucchero, salumi, formaggi e vino. L’associazione assicura che gli oltre tre milioni gli italiani attivi nella filiera alimentare rappresentano una sufficiente assicurazione di continuità delle scorte. “Occorre dunque evitare inutili file che favoriscono gli assembramenti ed aumentano il rischio della diffusione del contagio ma anche mettono inutilmente sotto stress il sistema dei rifornimenti e i lavoratori coinvolti”, precisa Coldiretti.