Dazi e contraffazione. Ecco i temi più chiacchierati ad Anuga, la fiera biennale leader a livello internazionale dedicata al settore alimentare, che si sta tenendo in questi giorni a Colonia (5-9 ottobre). “Questo è un anno molto importante – ha spiegato a Pambianco Wine&Food Thomas Rosolia, AD di Koelnmesse Italia – perché oltre a festeggiare i primi 100 anni, Anuga sta battendo ogni record. Gli espositori, infatti, sono 7.590 provenienti da oltre 100 Paesi del mondo e ci aspettiamo 165/170 mila visitatori provenienti da 190 nazioni. Questo vuol dire che circa il 90% degli espositori e l’80% dei visitatori viene dall’estero, il che rende Anuga una piattaforma molto importante a livello internazionale”.
In questo panorama, gli italiani sono presenti in massa e con “circa 1.200 espositori rappresentano la partecipazione nazionale più numerosa, superando anche quella tedesca”. Proprio a Colonia, infatti, è stato presentato il protocollo d’intesa, firmato da Filiera Italia, Coldiretti, Fiera Colonia e Ice, contro l’Italian Sounding e a sostegno della diffusione del vero made in Italy. Un’iniziativa che si propone, tra le altre cose, di far realizzare rapporti sulla diffusione del “fake Italian” nelle principali fiere del settore, di attivare help desk dedicati agli operatori internazionali che vogliono approfondire cosa sia il vero made in Italy, di offrire supporti legali in caso venga rilevata della concorrenza sleale e molto altro ancora.
Un’iniziativa “stoppa falsi” che si dimostra ancora più determinante in un momento delicato come quello attuale, in cui i dazi Usa vanno a prendere di mira le eccellenze italiane, tra cui il Parmigiano Reggiano. “I dazi non sono altro che una ripicca perché l’Europa tutela le dop registrate: i formaggi americani (come il Parmesan, ma anche l’Asiago o il Gorgonzola, la Fontina made in Usa) non possono pertanto entrare all’interno dell’Unione Europea”, ha infatti dichiarato in una nota degli scorsi giorni Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Le pretese del governo americano sono assurde: noi non permetteremo mai agli americani di vendere in Italia il Parmesan, e questo vale per noi, così come per tutti gli altri consorzi di tutela delle indicazioni geografiche italiane”, ha aggiunto il numero uno del consorzio con sede a Reggio Emilia.
“Il discorso è delicato”, ha commentato Rosolia in merito alla questione dazi. “Ovviamente questo rappresenta un danno per le aziende italiane, le quali però si aspettavano una tassazione più forte. Questo tipo di tassazione, per certi versi, è sostenibile. Penso che le aziende che hanno qualità di prodotto e sono inserite nei mercati internazionali, potranno incrementare il loro fatturato, anche con i dazi”.