Nata per avvicinare due mondi spesso lontani e tra i quali spesso non c’è dialogo, quello del cliente e quello degli addetti ai lavori, la startup milanese Vinhood sta iniziando a ottenere risultati applicati sia al b2b, come i contratti avviati con realtà quali Esselunga, Eataly (per lo store di Chicago) e Lavazza, sia al b2c, come i corsi della sua academy online. Particolarmente interessante, per quanto riguarda l’ambito b2b, è la realizzazione di chioschi in store in due punti vendita Esselunga, quelli di Brescia (via Triumplina) e Montecatini Terme, che offrono una sorta di servizio di sommelier virtuale, già presente nella sezione di spesa online del sito Esselunga. “È un monitor di 32 pollici presente nello store. Il cliente effettua un test, dal quale emerge il proprio carattere degustativo con conseguenti consigli dei vini che rispecchiano il suo gusto. Ma è anche un consulente in grado di suggerire il vino giusto per la ricetta della sera”, racconta a Pambianco Wine&Food il co-founder di Vinhood, Matteo Parisi.
La collaborazione con Esselunga, iniziata proprio agli esordi di Vinhood con l’inserimento dei test del gusto all’interno della sezione di spesa online del sito della catena presieduta da Marina Caprotti, è un esempio dell’attività della startup, che nasce con un focus sulla comunicazione e sul linguaggio del vino ma si occupa anche di birra, caffè e altri prodotti beverage. “Spesso chi opera in questi mondi dà tutto per scontato, mentre occorre trovare il modo di avvicinare il consumatore a un linguaggio spesso per iniziati e bisogna farlo in maniera innovativa”, sottolinea Parisi, citando l’analisi fatta qualche tempo fa nel mondo anglosassone secondo la quale, su un campione di duemila intervistati, ben pochi erano a conoscenza del significato corretto del termine terroir. “Il 30% lo ricollegava a un film horror francese, il 28% a una razza di cani”. Da qui lo sviluppo del modello più ‘pop’ di corsi sul vino che Vinhood porta avanti online. “Abbiamo creato nuove geografie, ricorrendo alla formulazione dei caratteri degustativi, 14 in tutto, come il ‘vino saggio’, il ‘vino da camino’ e altre definizioni che entrano automaticamente nella mente di coloro che diventeranno gli appassionati di domani. In apparenza è semplice, ma dietro c’è uno studio scientifico e un team di esperti all’opera ogni giorno”, precisa Parisi.
La necessità del distanziamento sociale ha dato il là alle potenzialità dei corsi online e il vino non fa eccezione. Quelli di Vinhood sono già alla terza edizione: iscrizione online, invio a casa di una wine box di sei bottiglie, corso online con 5 lezioni interattive con giochi e premi tenute da 2 sommelier. Infine, c’è la possibilità di seguire il corso in due, al costo di una sola iscrizione. Anche in questo caso, cambia l’approccio: “Puntiamo molto sul gaming, e l’ultima lezione è una sorta di gioco collettivo con tanto di nomina del vincitore”.
Sono duecento gli eventi effettuati dalla nascita di Vinhood e la crescita riguarda entrambi i mondi di riferimento. “Nel b2c l’attenzione è sempre più alta, nel b2b in questo momento siamo l’alternativa agli eventi fisici perché le aziende non possono certo organizzarne. Così si rivolgono a noi per esperienze di team building. La nostra forza è quella di operare su tre dorsali: prodotto, educazione ed esperienze. Non vendiamo vino, vendiamo formazione ed educazione”, conclude Parisi. Nel frattempo Vinhood è stata già oggetto di un primo piccolo round di finanziamento, ma intende proseguire la sua attività senza immediate nuove aperture di capitale.