Dopo un brillante 2022, chiuso con ricavi in aumento del 24%, Lvmh fa i conti con un 2023 contrassegnato dal segno meno per la divisione wines & spirits. Quest’ultima ha infatti archiviato lo scorso esercizio fiscale con un fatturato in flessione del 7% (-4% a livello organico) a quota 6,6 miliardi di euro, contro i sette dell’anno precedente.
Dopo un timido +3% registrato nel primo trimestre dell’anno, Lvmh si è infatti scontrata con il -4% del semestre e il -14% su base organica del Q3. “L’elevata base di confronto e i magazzini pieni”, spiega il gruppo, hanno fatto sì che la divisione wines & spirits fosse l’unica del gruppo (che conta anche fashion, beauty, orologi e retail) a registrare una flessione nell’anno.
Il business dello champagne, in cui si annoverano brand quali Dom Pérignon e Ruinart, ha riportato una “crescita, con una buona performance di Europa e Giappone che hanno compensato gli Stati Uniti”, fa sapere Lvmh. Il cognac Hennessy ha vissuto un anno di “transizione” in quanto “influenzato sia dalla ripresa cinese sia dalla normalizzazione post-Covid della domanda negli Stati Uniti”. Nell’anno, inoltre, il gruppo ha comprato Minuty.
Gli utili da operazioni ricorrenti sono stati pari a 2,1 miliardi, in calo del 2% sul 2022.
A livello di gruppo, Lvmh ha chiuso il 2023 a quota 86,2 miliardi di euro, registrando una crescita organica del 13% rispetto al full year 2022. Nell’esercizio gli utili da operazioni ricorrenti sono stati pari a 22,8 miliardi di euro, in crescita dell’8 per cento. Il numero uno del lusso progredisce ma rallenta la corsa, nel 2022 infatti sia il turnover che gli utili erano lievitati del 23 per cento. Il margine operativo corrente è rimasto stabile rispetto al 2022. La quota dell’utile netto del gruppo ammonta a 15,2 miliardi di euro, in aumento dell’8 per cento. Nel solo quarto trimestre 2023 la crescita organica dei ricavi è stata pari al 10 per cento.